
"Quell'8 marzo 2020 non lo dimenticherò mai: mi sono trovata ad essere lontana da casa e dalla mia famiglia, responsabile di un reparto di pneumologia nel bel mezzo di una pandemia mondiale", ha ricordato. "Per me si aggiunge il fatto che non sono di Genova, ma del Piemonte: per lungo tempo non ho potuto vedere i miei bambini, anche perché noi tutti medici e infermieri avevamo paura di tornare a casa e portare il virus ai nostri familiari".
"Spero di aver fatto il mio lavoro nel migliore dei modi, per i miei pazienti. Sono una donna fortunata perché a casa ho un marito che fa il mammo e che mi ha permesso di essere oggi la donna che sono, ma credo sia anche una questione di carattere: spesso noi donne pensiamo di non potercela fare, invece a volte basta rimboccarsi le maniche e fare il possibile. Credo che il Covid sia stato uno tsunami, ha cambiato la vita di tutti, che si è dovuta adattare alla didattica a distanza e alle nuove modalità di lavoro. Il Covid per noi medici è stato un nemico invisibile, frustrante perché non si capiva se si stava facendo bene o male", ha detto Emanuela. "Adesso vedo una speranza, nonostante la terza ondata sia alle porte, una speranza che fino a sette o otto mesi fa non vedevo".
IL COMMENTO
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