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La deputata di IV osserva: "Guardate i segretari, tutti uomini"
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Raffaella Paita parla a Primocanale della sua esperienza politica, delle sue battaglie e delle sue ambizioni. E’ l’8 marzo e racconta come, da donna, ha vissuto la competizione con gli uomini anche dentro i partiti nei quali milita e ha militato.

E subito mette l’accento sulla differenza tra la realtà attuale, Italia Viva, che definisce “un partito che crede moltissimo nel ruolo delle donne” e il suo ex partito, il Pd “che ha un problema molto forte sulla rappresentanza delle donne”.

Paita ricorda che il partito di Renzi “ha fatto della parità di genere una regola assoluta: vale per i ministri, per i presidenti di commissione, come per i capogruppo”. Poi elenca episodi recenti che riguardano invece i dem sia a livello locale che nazionale: “Mi ha colpito quanto accaduto con Cristina Lodi (sfiduciata come capogruppo ndr), una delle poche che avevano avuto un ruolo importante nel Comune di Genova. Così come mi ha colpito vedere che nella squadra di Governo, c’erano tra le proposte presentate a Draghi tre persone che sono uomini. Questo perché sono a capo di tre correnti che costituiscono l’articolazione del Pd. Siccome non c’è nessuna donna a capo di una corrente, sono stati presentati solo nomi di uomini.

Questo significa portare qualcosa in meno rispetto a quello che si potrebbe rappresentare. Sì, il Pd ha un grande problema di rappresentanza delle donne. Chi ha posto la questione della leadership ha fatto una cosa giusta, quel problema deve essere posto anche lì”.

L’ipotesi di una donna, e nella fattispecie il nome di Roberta Pinotti come traghettatrice del Pd, in vista del congresso però non convince Raffaella Paita: “Se fosse dico buon lavoro a Roberta con la quale ho collaborato per molto tempo. Ma il traghettatore non credo che sia soluzione al problema della rappresentanza delle donne nel partito. Lo sarebbe semmai avere una donna eletta con tutti i crismi congressuali come segretaria nazionale, ma penso anche alle segretarie provinciali o regionali. Guardatevi intorno invece, sono tutti uomini”.

Paita ha raccontato anche le sue esperienze personali, le sfide e le difficoltà nel suo percorso politico: “Per carattere non mi lamento mai, forse è stato un mio limite. Lascio trasparire pochissimo di me. Raccontando di più le difficoltà che ho incontrato, avrei potuto entrare di più in sintonia con persone nella mia stessa situazione. Però è stata durissima. C’è un insieme di pregiudizi e di necessità di dimostrare sempre di più rispetto agli uomini. E’ anche vero che io sono un esempio di tenacia. La tenacia in alcuni casi aiutano a cercare di ottenere risultati che poi sono risultati per la collettività. Perché avere più donne in certi ruoli è utile alla comunità nella sua complessità”.

Paita racconta anche l’esperienza di diventare mamma e allo stesso tempo avere un ruolo nella politica: “Ero molto giovane e ho dovuto coniugare il mio percorso politico con quello personale. Se non avessi avuto aiuti da altre donne e dalla mia famiglia, persone che si sono messe in gioco e mi hanno aiutato a capire che non dovevo rinunciare ai miei sogni, non sarei riuscita a coniugare questi due grandi obiettivi della mia vita”.