cultura

Nella città blindata previste proteste delle categorie dimenticate
2 minuti e 34 secondi di lettura
Un Festival di Sanremo senza Sanremo: città blindata, ristoranti e hotel a servizio dello staff, negozi deserti e persino i taxi fermi. Un Festival che è uno schiaffo per tutte quelle categorie ferme da un anno e per tutti coloro che hanno perso il lavoro. Un Festival che non vuole nessuno, privato della sua anima. Piccoli assembramenti di curiosi e paparazzi nonostante i divieti non possono sostituire l'atmosfera e la bellezza della città dei fiori piena di vita: le serate, il red carpet, la 'caccia' ai vip, le centinaia di personaggi curiosi che animano via Matteotti tra imitatori, artisti e fan in cerca dei 15 minuti di celebrità. Sanremo è questo, è l'essenza del Festival. Liguri e sanremesi sono tutti scontenti della kermesse voluta a tutti i costi, nel pieno dei contagi. 

Il Festival della pandemia fa saltare l'esibizione di Irama - POSITIVI


C'è Daniele che a Liguria 2021 ha svelato la sua forma di protesta personale: "Io non guarderò il Festival, cambierò canale per tutta la settimana e spero che in tanti lo boicotteranno perché come apre l'Ariston dovrebbero allora aprire tanti altri locali, musei, teatri e manifestazioni". C'è Duilio che, invece, ha analizzato come "L'unico che ci guadagna è il Comune di Sanremo e di questi tempi capisco che facciano gola dei fondi extra, oltre magari a degli accordi che non conosciamo con delle clausole: c'è da dire, però, che si poteva far fare un referendum ai sanremesi". E c'è Patrizia da Santa Margherita che commenta come "Questo Festival mancherà del calore del pubblico non solo in sala ma anche in città, bastava rinviarlo di qualche mese per avere tutto questo. Manca di coerenza questa scelta, dato che sugli stessi canali ogni giorno i virologi ci ammoniscono a rispettare le regole e a evitare situazioni pericolose per i contagi. E manca di solidarietà, nei confronti dei lavoratori e di tutti noi che abbiamo sofferto, senza poter vedere amici e familiari". 

Bastava rinviarlo come tante altre manifestazioni, come il Festival di Cannes o le Olimpiadi. Anche perché il quadro è drammatico. "Nessun esercizio commerciale guadagnerà da questo Festival e questo fa male anche alla luce dei dati che abbiamo, circa 500 mila imprese hanno già chiuso e le previsioni è che una azienda su tre chiuderà nel 2021", spiega Maurizio Pinto, presidente del Movimento Imprese Italiane. "Avevamo chiesto il rinvio, ma ci hanno risposto che sarebbe diventato il Festival Bar: crediamo che in questo momento sia inevitabile il nostro presidio di protesta che tutti i giorni fino a sabato sarà in Piazza Colombo dalle 17 alle 19, con Confederazione Imprese Unite per l’Italia che raggruppa i fondatori di #IoApro, i Fieristi Italiani(AFI) e Coemm-Clemm abbiamo riunito il mondo del lavoro, tutte le categorie dimenticate, a cui viene impedito di lavorare, per rivendicare il diritto al lavoro. Vogliamo mandare un segnale al Governo Draghi, non possiamo più stare con le mani in mano".