cronaca

Appello alla solidarietà e all'essenzialità in vista del Natale
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“Siamo tutti nella stessa tempesta, ma non nella stessa barca per questo dobbiamo darci tutti una mano perchè pur nella tempesta tutti possano avere una barca, seppur semplice, per affrontare questo Natale nel modo più sereno possibile nonostante la situazione, solo se affronteremo questo momento insieme potremo trovare delle soluzioni”.


Gli auguri di Natale dell’arcivescovo di Genova Marco Tasca hanno il sapore dello spirito francescano: semplicità e profondità. Una metafora di facile comprensione per descrivere le difficoltà e le criticità di questo momento storico che non tutti stanno vivendo nello stesso modo e proprio per questo, ci tiene a sottolineare Tasca, è necessario intervenire, insieme. Poche parole per diversi livelli di lettura così come in questi primi cinque mesi ci ha abituato padre Marco psicologo e teologo, pochi concetti chiari e semplici come il suo saio che non abbandona mai ma del resto lo aveva detto appena avuta la notizia della nomina di Papa Francesco “io sono e sarò sempre un frate”.


“Sento, leggo che sarà un Natale diverso, più triste e senza gioia e penso al povero Gesù non certo nato in un contesto più semplice
– racconta padre Marco - Giuseppe è dovuto partire da Nazareth andare per il censimento con una donna incinta e nessuno li voleva accogliere ha avuto tante difficoltà quindi mi pare che vedere il Natale solo come una cosa bella in realtà non corrisponda alla storia”.


Un messaggio rivolto ai cristiani ma anche a chi non crede: “Io credo che per chi è cristiano Natale sia un momento molto bello perché ci parla di un Dio che si fa uomo, che può condividere la nostra vita perché la vita è fatta di momenti belli, ma anche difficoltà, tensioni gioie e di speranze e quest'anno, per noi cristiani, il Natale ci viene offerto come un'occasione per dire davvero che il Signore sia entrato nella nostra storia”.


E proprio in conseguenza della pandemia e di tutti gli effetti collaterali economici e sociali arriva da parte dell’arcivescovo di Genova la richiesta di una grazia particolare: “Come cristiani dobbiamo chiedereal Signore che ci aiuti a capire la sua presenza in questa situazione questa è la vera sfida, una grazia che io chiedo per noi tutti che il Signore ci aiuti a cogliere la sua presenza anche in questa fatica e in questa difficoltà per essere uomini e donne davvero di speranza”.


Per chi non crede credo che sia una festa molto bella della famiglia anche se quest’anno sarà più faticoso ma la fantasia non deve mancare e soprattutto la solidarietà che è anche quello che io ho colto in queste settimane: noi siamo chiamati ad aprire gli occhi e a vedere i bisogni, le esigenze che sono intorno a noi”.


Genova è città del lavoro in difficoltà da anni e ora ancora più in pericolo a causa del Coronavirus e l’arcivescovo l’ha capito da subito “da quando durante la mia ordinazione ho sentito il sindaco ringraziare il lavoro dei cappellani del lavoro – racconta – ho parlato con imprenditori e sindacalisti oltre che con lavoratori e tutti sono molto preoccupati per il 2021 e in particolare marzo quando dovrebbero arrivare i licenziamenti.


"Quello che ho già detto alle istituzioni è che bisogna sedersi tutti insieme intorno a un tavolo e lavorare per il lavoro, non possiamo aspettare che la situazione precipiti o facciamo squadra o la mia sensazione è che non avremo un grande futuro, per venirne fuori dobbiamo stare uniti, la Chiesa c’è pronta a fare la sua parte”.


Nella riflessione natalizia di padre Marco anche la diminuzione della partecipazione dei fedeli alla messa: “Dobbiamo fermarci e capire se è solo paura o c’è altro”. E l'importanza del ruole dell'informazione in questa pandemia e con le difficoltà che anche il mondo della comunicazione sta vivendo.


L’arcivescovo ha poi voluto sottolineare il dolore di chi ha perso una persona a causa del Covid e nelle sue parole è emerso ancora una volta il suo essere psicologo: “Un’esperienza che mi ha colpito moltissimo l’ho vissuta al cimitero di Staglieno quando ho incontrato una signora che piangeva a dirotto perché non aveva più visto suo marito… credo sia un dolore terribile a cui non riesco a pensare e proprio questi giorni sono momenti fondamentali per stare vicini alle persone che hanno vissuto questo dolore e per le quali l’elaborazione del lutto sarà molto difficile”.


Ogni parola, ogni frase, ogni concetto è intriso di quella semplicità francescana e di quell’ottimismo che ha da sempre caratterizzato la vita di fra Marco che nel 2020 si è trovato a essere missionario in Italia mentre sarebbe voluto andare all’estero.


Padre Marco Tasca è arrivato a Genova da pochi mesi e quando gli viene chiesto come si stiano trovando in città sorride: “Mi avevano detto che le persone sono burbere e chiuse ma non è così io dappertutto dalla gente ai miei sacerdoti ho trovato accoglienza, mi ritengo fortunato le voci erano diverse…”.


Anche su questo punto non poteva che essere spontaneo, schietto e diretto come abbiamo imparato a conoscerlo.


Il giorno di Natale sarà tra gli ultimi, quelli più soli e in difficoltà insieme ai volontari di Sant’Egidio. Sarà lì con il suo saio, il colletto slacciato e senza zuccotto. In questo momento di sofferenza e crisi ancora di più il mondo ha bisogno di concretezza ed essenzialità.