salute e medicina

Per l'infettivologo "non serve nella prevenzione e nella terapia"
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La mortalità a causa del Covid nel reparto di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova si è più che dimezzata tra la prima e la seconda fase della pandemia. La notizia data da Matteo Bassetti, direttore del reparto nel nosocomio genovese, viene confermata dai dati dello studio effettuato sui pazienti del suo reparto. "Abbiamo comparato due periodi e un campione di pazienti sostanzialmente omogenei. Il primo andava dal 24 febbraio al 30 maggio, con 285 pazienti ed età media di 68 anni. Si sono registrati 60 decessi, pari al 21%, il ricovero e' avvenuto mediamente sette giorni dopo i primi sintomi, e la degenza media e' stata di 11 giorni, con una fascia tra i sette i venti", spiega l'infettivologo genovese.

Nel secondo periodo, dal 30 agosto a fine novembre, "sono stati analizzati 261 pazienti, con età media di 66 anni. Si sono registrati 27 decessi, circa il 10%, il ricovero è avvenuto mediamente otto giorni dopo i primi sintomi e la degenza media è stata di nove giorni". Questo, per il presidente della Società italiana di terapia antinfettiva, indica che "grazie alle terapie, c'è stata una decisa riduzione della letalità e della durata della positività. Va considerato, inoltre, che il trattamento col Remdesivir ha riguardato, nella prima fase, il 2% dei pazienti, nella seconda il 38%".

"Se continueremo a comportarci abbastanza bene
rispettando le regole anti Covid la Liguria potrebbe arrivare intorno a 200-300 posti letto di media intensità occupati alla fine delle vacanze di Natale, ma attenzione perché basta una piccola ripresa dell'Rt per determinare un aumento", spiega il responsabile Prevenzione di Alisa Filippo Ansaldi. "Un aumento dell'Rt in questi giorni da 0,8 a 0,95 determinerebbe un aumento di 150 malati in media intensità, quindi i comportamenti e piccoli cambiamenti dell'Rt determinerebbero una grande pressione sugli ospedali", ammonisce.

E sul via libera del Consiglio di Stato alla cura con l'idrossiclorochina, Bassetti non ha dubbi: "E' la scienza che contesta l'uso dell'idrossiclorochina contro il Covid, se vogliamo fare la medicina basata sull'evidenza. E l'evidenza dice che ci sono dieci studi randomizzati e pubblicati sulle più prestigiose riviste del mondo che dicono che l'idrossiclorochina non serve nella prevenzione e nella terapia. Se la terapia delle malattie infettive la devono fare i giudici ci adegueremo, ma mi auguro che l'Italia sia ancora un Paese basato sull'evidenza scientifica. Se le basassimo su altre cose, il mondo scientifico farebbe un passo indietro".

Il piano vaccinazioni anti-Covid illustrato dal commissario straordinario Domenico Arcuri invece è "pieno di buoni propositi e, se tutto quello che è stato detto si rivelerà nei tempi proposti, mi pare un ottimo piano. Facciamo tutti il tifo per Arcuri a cui dico 'bravo'. Ma rimangono buoni propositi, poi conosciamo la burocrazia italiana", conclude Bassetti, secondo cui "è importantissimo anche comunicare il valore del vaccino. Servirebbe da subito che personaggi famosi, dai calciatori agli attori, diventassero testimonial delle vaccinazioni per una grande campagna informativa su tutti i media".