porti e logistica

Continua il braccio di ferro
2 minuti e 31 secondi di lettura
Un incontro a Palazzo San Giorgio a Genova per cercare di trovare l’accordo tra Culmv (la Compagnia unica del porto di Genova) e i terminalisti sotto la sovrintendenza dell’Autorità del sistema portuale (Adsp). Va ricordato che la Culmv per chiudere il bilancio 2019 deve coprire una perdita di gestione di circa 850mila euro, noccioline confronto agli affari da centinaia di milioni di alcuni terminalisti e operazioni ancora sotto la lente di ingrandimento che dovrà valutare il tar per esposti di concorrenti. I vertici dei terminalisti rappresentati da Alberto Casali e Leopoldo Da Passano seduti da una parte del tavolo, dall’altra il Console della compagnia Antonio Benvenuti.

Nessuno comprende un irrigidimento dei terminalisti in un momento così difficile per tutti e per un importo per loro davvero risibile. Sembra più una prova di forza, di principio peraltro proprio ora che c’è una svolta chiara. L’Adsp innanzitutto può coprire il passivo patrimoniale creatosi negli anni che ammonta a circa 2 milioni e può farlo in virtù proprio della normativa vigente. Ma solo se la Compagnia non fosse in uno stato di fallimento e alla presenza di un regolamento di risanamento come previsto dall’art 17 della 84/94.


Il piano di risanamento è chiaro, ma è indispensabile la cooperazione della perdita di gestione di 850mila euro affinchè l’Adsp presieduta da Paolo Emilio Signorini domani possa approvare il bilancio preventivo dove sarebbero inseriti i 2 milioni a copertura delle perdite patrimoniali pregresse. Aldo Spinelli intanto fa sapere che lui non parteciperà alla discussione ma domani provvederà direttamente a pagare la sua quota alla Culmv.

Mentre il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti dice a chiare lettere ai terminalisti che al di là di eventuali ragioni su alcuni punti nel rapporto tra Culmv e loro, il momento scelto è decisamente sbagliato e invita a chiudere ora l'accordo e poi a sedersi al tavolo a gennaio avendo davanti diversi mesi per limare le reciproche posizioni.

In porto ci sono state tutte le proroghe senza che si sia applicato il regolamento dell'84/94 perché insabbiato nei cassetti del ministero da anni e tale situazione ha consentito ai terminalisti di richiedere le proroghe di fatto senza passare da vere gare europee ma promettendo investimenti che poi in molti casi non sono mai stati fatti come nel caso della Spezia.

È un sistema sbagliato purtroppo che ha fatto sì che le banchine restassero agli stessi che poi hanno potuto con rinnovi di decenni valorizzare a dismisura i valori per poi venderli a fondi di investimento o fare fusioni da centinaia di milioni di euro grazie a interpretazioni messe in discussione anche da ricorsi al tar di altri terminalisti.

Oggi speriamo che intanto si chiuda questa partita per poi vedere come si evolveranno gli altri equilibri in ambito portuale che riguardano anche tutta la città e non solo i diretti interessati.


Maurizio Rossi, senatore della commissione Trasporti della XVII legislatura