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Il centravanti in maglia blucerchiata collezionò 57 presenze e 14 gol
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"Un impulso di gioia fu, un impulso solitario che mi spinse un giorno a questo tumulto fra le nuvole". Il centravanti restò sospeso in aria per un attimo, alla fine del tempo, e tutto cambiò. Non c'è un calciatore che abbia avuto tanto amore dai sampdoriani per un gol solo, come Mario Maraschi, scomparso oggi a 81 anni, lodigiano, arrivato alla Sampdoria quasi a fine carriera dopo aver giocato per Milan, Lazio, Bologna, LR Vicenza, Fiorentina dove vinse lo scudetto 1969 e Cagliari.
Non c'è un altro calciatore che verrà ricordato per la descrizione di un attimo: la rete nel derby del 17 marzo 1974, finito 1-1. Era sì un gol nel derby, era sì un gol a tempo scaduto che rimediava alla rete presa da Derlin poco prima all'80', era sì un gol che avrebbe decretato al tempo stesso - evento mai accaduto prima, mai accaduto dopo - salvezza per il Doria e retrocessione per il Genoa, era sì un gol impossibile segnato in rovesciata a pochi centimetri da terra. Era un derby tra poveri, in uno stadio pieno di cinquantacinquemila anime in pena, a fine anno Sampdoria e Genoa sarebbero retrocesse entrambe, penultima e ultima. Poi in estate le condanne per illecito di Verona e Foggia avrebbero salvato il Doria, grazie al cavalier Rebuffa che per il procedimento di appello alla CAF aveva ingaggiato i legali dello studio del professor Giuliano Vassalli che aveva insegnato a Genova, futuro guardasigilli e presidente della Consulta.

Ma quel gol sarebbe rimasto per sempre nel cuore dei bambini di allora, dei vecchi di allora, di Arnuzzo e dei combattenti blucerchiati degli anni in cui salvarsi all'ultima giornata era festa grande e alla penultima - come nella stagione dopo quel ripescaggio - ancor più grande, di Nicolini che proprio quel giorno esordiva in A nella squadra del cuore, di Maraschi che avrebbe raccontato per il resto dei suoi giorni di come all'indomani della partita i sampdoriani entrassero nei bar chiedendo «un maraschino!».

Lo rimpiangiamo adesso perché rimpiangiamo lui, che abbiamo visto dal vero con la maglia blucerchiata e mille e mille volte nelle foto e nei filmati in bianco e nero. Ma forse rimpiangiamo quegli anni in bianco e nero che diventavano pieni di luci e colori, anche se erano tempi poveri e semplici, ci bastava niente perché con un po' di fantasia quel niente diventasse tutto, per esempio un calciatore inventava una rovesciata quasi da terra, quasi annullasse se stesso in una capriola, sparendo come il gatto dello Cheshire nel suo sorriso. Era davvero il paese delle meraviglie quella Sampdoria scalcagnata ma dignitosa, minuscola ma orgogliosa. Maraschi ha fatto l'ultima rovesciata, ma a noi piace pensarlo ancora dietro a un pallone, mentre trasforma in gioia la delusione.

Alla famiglia e ai tifosi della Sampdoria le sentite condoglianze della redazione sportiva di Primocanale.