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Savona teme di essere tagliata fuori dalle scelte regionali
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Economia e sanità si intrecciano nel gioco pericoloso dell'emergenza Covid-19. Gli oltre 20mila casi giornalieri che terrorizzano l'Italia perché 'in anticipo' rispetto alle previsioni, trovano nella frase pronunciata dal capogruppo del Pd Graziano Delrio Questa nuova ondata di contagi ci ha colti impreparati una fotografia delle decisioni politiche operate in questi mesi. 


"Quali saranno le scelte del governo tra una settimana? E tra un mese?". Questa la domanda che Matteo Sacchetti, segretario provinciale Cna Liguria, rivolge a Palazzo Chigi. "Le risposte ufficiose sono tante - aggiunge - ma non c'è niente di ufficiale e questo è un problema perché le imprese hanno bisogo di programmare per restare in vita. Imprendere significa studiare una serie di aspetti che devono portare a risultati economici con un riflesso su tanti settori, tra cui quello dell'occupazione. Facciamo un esempio: in previsione del Natale sono tantissime le aziende che dovrebbero iniziare a produrre per inserirsi nel mercato ed essere competitive anche all'estero. Ebbene questo non è possibile da oltre otto mesi".


Il ruolo delle Regioni non è mai stato né scontato né superfluo durante la pandemia e in molti casi si è persino dimostrato risolutivo. Negli equilibri post elezioni regionali, il ruolo della provincia di Savona "non deve essere sottovaluto. Si parla di una ben nota area di crisi complessa che da anni è al centro di trattative tra imprese, regione e governo per risolvere una serie di problematiche antecedenti al coronavirus. Oggi subiamo in parte le scelte fatte dal presidente Toti nella formazione della squadra regionale, in cui non c'è nemmeno un savonese. Vorremmo scongiurare il pericolo di essere messi da parte nello scacchiere regionale. Confidiamo nella volontà di rappresentare tutte le province come sempre fatto" aggiunge sottolineando che la crisi sanitaria sta mettendo in secondo piano anche gli investimenti sul territorio. 


Infine uno sguardo al futuro nelle ore in cui sul tavolo del premier Conte ci sarebbe già il piano per un lockdown 'light' da mettere in atto qualora la curva dei contagi non accennasse a diminuire. "Speriamo che l'emergenza si riverberi su periodi sempre più brevi e contenuti. Se il regolamento emanato dagli enti competenti non potrà garantire almeno per questo periodo programmazione e liquidità, continueremo a brancolare nel buio. Questa volta dovevamo essere preparati al peggio e così non è stato. Le promesse fatte dal governo che valenza hanno, quando abbiamo alle spalle una serie di Dpcm e ordinanze che sono stati sopravanzati da altri regolamenti, più restrittivi, dopo neanche quindici giorni?" conclude Sacchetti. 


Dati alla mano, forse l'Italia non è più la pecora nera d'Europa. Piuttosto è entrata nel gregge delle super potenze ora alle prese con lockdown e restrizioni per mettere una pezza sul vizietto molto francofono di non usare la mascherina. Le scelte prese a Bruxelles - e le conseguenti risposte del governo - potrebbero diminuire o aumentare il gap finanziario.