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Le società sportive di base rischiano pesanti ripercussioni dalle limitazioni all'attività
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Lo Sporting Club Quinto raccoglie e sottoscrive il grido di allarme e l’appello rivolto al Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e al Sindaco della Città Metropolitana di Genova, Marco Bucci, da parte del Comitato Regionale Ligure della Federazione Italiana Nuoto. "In questi mesi - fanno notare dalla società del Levante genovese - il Quinto ha compiuto ogni sforzo per permettere ai nostri utenti di fare sport in sicurezza, investendo in termini economici e di mobilitazione del personale. I risultati sono soddisfacenti e sono sotto gli occhi di tutti. Si facciano i controlli del caso, si punisca (anche severamente) chi non rispetta i protocolli, ma una chiusura generalizzata delle piscine, come si profila all’orizzonte, appare una scelta sommaria e miope, che avrà ricadute non solo sul benessere dei cittadini, ma anche (e a livello ben più impattante) sulle migliaia di persone che lavorano in questo ambito, già in difficoltà per il precedente lockdown"

Ecco la lettera di Silvio Todiere, presidente del comitato regionale ligure della Federnuoto.
“Gentile signor Presidente, gentile signor Sindaco,
con la Presente intendiamo manifestarvi tutta la nostra preoccupazione dopo le parole pronunciate la sera di domenica 18 ottobre dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla situazione delle piscine. Accomunandole – e già in tal senso sbagliando approccio – alle palestre, il Presidente ha dato “sette giorni di tempo per mettersi in regola ed evitare la chiusura”.

Vorremmo far presente a voi come Comitato Regione Ligure della Federazione Italiana Nuoto, e di conseguenza auspicare che possiate portare questo nostro sentimento anche nelle sedi governative, che i gestori di impianti natatori e le società sportive iscritte a questo Comitato, anche grazie alla ‘spinta coraggiosa’ della Regione Liguria, hanno riaperto al pubblico fra maggio e giugno in massima sicurezza, rispettando – e in molti casi addirittura superando – quanto previsto da tutti i protocolli e tutte le normative. Rapidamente: prenotazione on-line dell’orario di ingresso e di uscita dalla piscina per evitare assembramenti, capienza drasticamente ridotta nei corsi e negli spazi dedicati al nuoto libero, obbligo di mascherina sino al momento di tuffarsi in acqua e appena si esce dalla vasca, rispetto meticoloso del distanziamento fisico, separazione dei flussi fra entrata e uscita dall’impianto, gestione oculata degli spogliatoi, dispenser di gel disinfettante, cicli di pulizia e sanificazione intensificati, misurazione della temperatura al momento dell’accesso. Tutto questo in un ambiente che già di per sé risulta più sicuro di altri grazie alla (massiccia) presenza di cloro. Prova ne sia il fatto che ad oggi non risultano focolai – e neanche sparuti casi isolati – di contagi che siano nati all’interno degli impianti natatori della nostra regione.

Fare tutto questo non è stato facile. Molti gestori e molte società hanno dovuto ‘bussare’ alle banche per compiere gli investimenti necessari per la sicurezza di tutti. Diversi presidenti hanno dovuto dare garanzie personali per ottenere quanto necessario. Inoltre, ultimi ma non ultimi, circa 6mila dipendenti e collaboratori sportivi vivono legittimamente queste ore con grande angoscia per il loro lavoro.

Qualche numero per capire meglio la situazione: in Liguria esistono 47 impianti natatori pubblici (100 vasche), di cui 27 nella Città Metropolitana di Genova. I tesserati di enti di promozione sportiva sono 250mila, quelli della Fin 26 mila, 300mila i frequentatori delle piscine. Il fatturato aggregato annuo è di circa 30 milioni di euro.

Noi abbiamo fatto il possibile, e forse anche di più. Vi invitiamo a voler toccare con mano i nostri sforzi, i nostri sacrifici e i nostri risultati. Quando vorrete, sarete nostri ospiti.

Adesso vi chiediamo di fare anche vostra questa ‘battaglia’, dando la visibilità che merita, e portando queste istanze nelle sedi opportune.

Abbiamo davvero bisogno di voi”.