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Il più votato in Liguria
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Non solo dinosauri cresciuti a pane e politica, nel Partito Democratico c'è ancora vita. La notizia giunge da Sant'Olcese, il paese del salame percorso dal trenino di Casella. L'uomo che ha suonato la sveglia, in mezzo all'ennesima debacle, è un under 40 con un passato da podista: "l'ultimo bianco ad aver vinto la mezza maratona di Genova prima dello strapotere africano".

Si chiama Armando Sanna, ha governato il suo paese negli ultimi 6 anni confermandosi alla guida del Comune con un plebiscito superiore al 90% dei consensi e portando dalla sua parte un'opposizione tra le più agguerrite dell'intero entroterra genovese. L'ha fatto mediante una lista civica, senza mai rinunciare a una evidente scritta interna al proprio logo: centrosinistra. A questa tornata, il grande salto, indigesto ad alcuni esponenti di un partito capace di rinnovarsi soltanto a parole: duemila persone di quelle frazioni si sono presi l'onere di scrivere il cognome del proprio amministratore sulla scheda elettorale. Altri quattromila l'ha recuperati a spasso per l'intera provincia.

I soloni della politica genovese sorridevano all'idea del ragazzo - tutt'altro che d'apparato - in Regione: "Non ha esperienza, lo usano per togliere voti ad altri. Gli manca un'adeguata preparazione politica". Un po' come succedeva nelle scorse settimane, a Parigi, al pensiero del ventunenne Tadej Pogacar in maglia gialla. I pronostici, però, possono essere pure ribaltati. A differenza del ciclista sloveno, Armando Sanna, nella sua corsa, ha fatto l'impresa, in un bacino ristretto, grazie a una squadra fortissima costruita in meno di un'estate con budget da "misci, ma per niente abelinati". E una stella polare, l'amata mamma Iris, improvvisamente, persa per strada lo scorso aprile.

Ha un lavoro proprio, il neo consigliere regionale. Non vive di politica. Commercializza olio d'oliva e viaggia per la Liguria. Parla con anziani e discute con quelli della generazione del predecessore comunale, Giulio Torti. Con il suo ritmo ha coinvolto pure decine di ragazzi trovando al proprio fianco un pivello della politica come Federico Romeo, presidente del Municipio Valpolcevera. Dinamismo, idee, freschezza, coraggio senza insensate rottamazioni. Ecco, il metodo Sant'Olcese. E, soprattutto, una Valpolcevera raccontata da nord a sud, non più da sud a nord per ribadire che, la sua valle, in attesa di risposte da decenni, non è solo il Ponte Genova San Giorgio.

A lui, erede di una tradizione che, qualche decennio fa, ha espresso nomi pesanti dei palazzi regionali come Claudio Montaldo, Mino Ronzitti e Massimiliano Costa, ora, la sfida più grande: non far scemare la ritrovata fiducia di una terra troppe volte tradita. L'ultima, cinque anni fa con il derby interno al Pd tra l'ex sindaco di Mignanego, Michele Malfatti, e l'attuale primo cittadino di Campomorone, Giancarlo Campora, oggi, ferocemente, al suo fianco. Un popolo ex rosso delle società operaie e delle sezioni Pci che ha ritrovato entusiasmo grazie a un ragazzo cresciuto con valori cattolici senza perdere mai di vista l'umorismo del suo compagno di adolescenza, un certo Maurizio Lastrico.

Uno che davanti all'ipotesi di candidatura, ci ha pensato e ripensato, trovando motivazioni nel suo mondo associativo e non meno da chi veniva da fuori per auto candidarsi come presunto esponente di valle. Dopo la decisione, nessun tentennamento. Avanti tutta. E' una storia fresca di una politica partecipata, quella del sindaco che corre. Dietro di lui, pure, altri giovani amministratori non da meno. Gente che delle correnti, dei tavoli e delle concertazioni di una politica stantia si è rotta le balle. Consapevoli, seppur sui banchi di minoranza, che la Liguria va oltre Manesseno. Fiduciosi che ci sia ancora spazio per la meritrocrazia, anche nel Pd. Pronti a mettersi alla prova e, anche, a sbagliare.

Ma, oggi, con più diritto dei dinosauri.