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Decisione discutibile se paragonata alla situazione nazionale
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Mancano poche settimane alla ripartenza ufficiale della stagione rallistica italiana, che il 4 e 5 luglio tornerà ad accendere i motori con il Rally del Casentino, prima tappa di una IRCup che si disputerà solo su tre appuntamenti, orfana dei Rally del Taro e Piancavallo. L’organizzazione guidata da Loriano Norcini è ormai in dirittura di arrivo ed il lavoro delle ultime settimane è stato intenso, per dover riadattare tutto il programma alle nuove disposizioni federali e governative.
Del protocollo ACI Sport si è già parlato all’infinito, ma quello che ha sorpreso un po’ tutti è il blocco incondizionato per il pubblico. Non sarà possibile accedere alle prove speciali, in nessun modo e senza alcuna deroga.

L’impressione è che il mondo dei motori sia nuovamente rimasto indietro rispetto all’evoluzione della situazione nazionale, che vede l’imminente apertura delle discoteche, l’accesso pressochè libero alle spiagge ed addirittura la probabilità di far tornare il pubblico allo stadio. Gli organizzatori devono arrendersi e stare alle decisioni degli organi di controllo (Questura e Prefettura) che decidono sulla concessione dei permessi.
Norcini fa un appello agli spettatori e le parole dell’organizzatore toscano sono chiare: “Se si vuole bene a questo sport il pubblico ci deve venire incontro e deve capire, non si potrà assistere alle prove speciali. Partenza, arrivo e tutte le altre fasi non prevedono la presenza di pubblico. Abbiamo dovuto rivoluzionare il modo di organizzare, ci adattiamo e cercheremo di soddisfare le richieste di questura e prefettura. Partenza e arrivo saranno isolate, il parco assistenza chiuso e recintato. Chi vuole bene al nostro sport deve fare un sacrificio, aiutateci stando a casa”.

Delusione anche da parte degli equipaggi iscritti, ad oggi circa settanta di cui dieci stranieri, che non potranno correre davanti agli spettatori, una componente da sempre fondamentale per il Rally. L’impressione è che sia prevalsa una linea iper conservativa, specialmente se si pensa che chi assiste ad un rally si trova all’aria aperta e che la gestione del pubblico non sarebbe forse così complessa. Gli organizzatori delle gare successive navigano a vista dunque, restando in balia delle decisioni dei prefetti che con molta probabilità saranno simili a quelle prese ad Arezzo, come prevede la nostra cultura iper conservativa e priva di qualsiasi presa di responsabilità.