cronaca

Il ponte era stato chiuso nel settembre 2018
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Quando la ruspa è apparsa sul ponte molti nel quartiere hanno festeggiato. Quella struttura, chiusa dal settembre 2018 sulla scia delle paure dopo il crollo del Morandi, ora inizia ad essere demolita fisicamente ed è il segnale che i lavori entrano nella fase finale.

Il cantiere del ponte Don Acciai, conosciuto anche come ponte del Lagaccio e situato tra i quartieri genovesi di San Teodoro, Oregina e Lagaccio, è però storia che parte da lontano. Nell'ottobre scorso, un anno dopo la sua chiusura per un rischio di cedimento, dopo tutta la parte burocratica infatti si è passati alla fase operativa.

I due mesi di pioggia non hanno aiutato
e tutto è proceduto a rilento e senza grande visibilità. Subito infatti è stato necessario spostare le utenze, da quelle telefoniche a quelle idriche, da quelle elettriche a quelle del gas sistemate sotto la struttura. In queste ore l'ultimo passaggio dalla vecchia alla nuova conduttura dell'acqua costituirà la fine di questa fase e l'inizio vero della demolizione.

In superficie è già iniziata la scarrificazione dell'asfalto, ma tra lunedì e martedì prossimo compariranno le pinze meccaniche che demoliranno fisicamente la gran parte della struttura costruita negli anni '70.

"Il progetto prevede di demolire le campate centrali e le due pile centrali una delle quali ha manifestato i cedimenti - ha spiegato l'ingegner Gian Luigi Gatti, dirigente Settore Strade Comune Genova - Si creerà quindi una pila centrale con travi in acciaio corten che combatte la corrosione".

Il lavoro dovrebbe terminare ad inizio ottobre per un costo complessivo di 1,8 milioni di euro già messo a bilancio dal Comune di Genova.

Ma perché ci sono voluti due anni? Nel primo progetto era previsto lo smontaggio e il rimontaggio del ponte, ma secondo i tecnici questo tipo di intervento avrebbe presentato delle criticità. Poi si è passati alla variante che prevede la demolizione ed è iniziato l'iter, un iter ordinario a differenza di quello straordinario seguito per il Ponte Morandi.
Balza infatti agli occhi di tutti che i tempi dell'intervento di ripristino per una struttura di 100 metri si stanno rivelando più lunghi rispetto a quelli della ricostruzione integrale di un viadotto di oltre un chilometro.

"Dal 2018 al 2019 è stato approvato il progetto definitivo e poi quello esecutivo - ha spiegato l'ingegner Gatti - Purtroppo se non si hanno delle agevolazioni, come è successo per il ponte Morandi, siamo costretti a seguire procedure sequenziali e non in parallelo. E poi va detto che il ponte autostradale non regge alcuna utenza mentre qua avevamo tutte le utenze in servizio, utenze che abbiamo dovuto dismettere e spostare una dopo l'altra per motivi di sicurezza".

Dunque in autunno la viabilità tra i quartieri di San Teodoro, Oregina e Lagaccio dovrebbe tornare alla normalità.

La chiusura di questi due anni ha comportato disagi attutiti dal bypass stradale che sfrutta la vecchia strada attorno al campo sportivo in un senso e un bypass creato con una nuova rampa ed un impianto semaforico dall'altra. Questa soluzione ha portato anche qualcuno a mettere in dubbio la necessità di ripristinare il ponte trascurando però quel semaforo che regola il traffico per chi da via Bari deve andare verso via Napoli.

In autunno la viabilità tra i quartieri di San Teodoro, Oregina e Lagaccio dovrebbe tornare alla normalità
e gli abitanti della zona dovrebbero 'guadagnare' anche alcuni posti auto sotto la nuova struttura.
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