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Già fissata la data del consiglio federale che stabilirà le regole della soluzione di emergenza
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 Il calcio si dice pronto a ripartire nella data del 20 giugno, ma l'8 giugno il Consiglio Federale Figc si riunirà per definire ufficialmente che cosa accadrebbe in caso di nuovo stop, con il cambio emergenziale di formula e le relative regole dei playoff scudetto e dei playout salvezza.


Dietro le quinte più d'uno sospetta che il via libera governativo alla ripresa non sia che un assist alla Lega di Serie A, in funzione del contenzioso legale con le emittenti a pagamento che sarebbe inevitabile in caso di un nuovo e definitivo stop. Ormai è chiaro che tutto ruota attorno a quei 250 milioni, senza i quali molte società si dicono impossibilitate a sopravvivere. Alcune di esse poi farebbero bingo, nel caso riuscissero da un lato a ottenere comunque i soldi di Sky e dall'altro a non pagare ai giocatori gli stipendi degli ultimi mesi per la mancata disputa delle gare di campionato.
Ben pochi, di là dall'ottimismo di facciata, pensano che il campionato possa davvero ripartire e arrivare regolarmente a conclusione, tanto più che il protocollo elaborato dal CTS è da una parte stringente e dall'altro comporta costi ingenti per i club. Così la Figc si mette a vento, decidendo già la data del cambio in corsa di formula. Gravina, per parte sua, si è tutelato da tempo contro quella che in tempi normali sarebbe una pioggia di ricorsi giudiziari: il presidente federale ha ottenuto dal governo, in uno dei decreti presidenziali emanati a raffica nelle settimane dell'emergenza più acuta, una norma transitoria che di fatto cancella per questa stagione i meccanismi ordinari della giustizia sportiva federale, attribuendo la competenza per ogni controversia al TAR del Lazio e, in ultima istanza, al Consiglio di Stato. Il potere di "ribellione" giudiziaria dei club, contro ogni decisione (dalla formula dei playout alla cristallizzazione dell'attuale classifica), sarebbe così assai limitato.