salute e medicina

L'infettivologo del San Martino parla anche delle mascherine obbligatorie
2 minuti e 27 secondi di lettura
"Vedo in centro a Genova il grande consumo di guanti, poi dovranno essere smaltiti, abbiamo fatto negli anni una politica per usare sacchetti biodegradabili e ora stiamo usando sono milioni di guanti di gomma o plastica che andranno smaltiti. Dobbiamo iniziare a chiederci anche quali sono gli effetti prodotti da queste misure" Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova spiega come dal suo punto di vista sia meglio di fatto lavarsi le mani con frequenza e usando quando non si può acqua e sapone i gel igienizzanti che non utilizzare i guanti.

L'infettivologo ha risposto alle tante domande arrivate dai telespettatori di Primocanale e tra queste anche quella immancabile sulla decisione di obbligare a Genova l'uso della mascherina ogni qual volta si esce dalla proprietà privata. "Le decisioni spettano alla politica e non mi permetto di giudicare quello che la politica fa. Da un punto di vista scientifico le mascherine chirurgiche sono molto utili quando si sta in luogo chiuso perchè evitano il contagio. All'aperto hanno un ruolo limitato, se non ho nessuno intorno la mascherina addosso non ha nessun senso. C'è da dire che la distanza di un metro dovrebbe essere sicura per evitare di contagiarci, ci sono dati che per contagiarsi bisogna stare vicino per 10-15 minuti" spiega Bassetti. Di fatto dunque contagiarsi all'aria aperta solo perchè si cammina nella stessa strada e ci si incrocia casualmente ma senza fermarsi è un'ipotesi quanto mai remota.

E il direttore della clinica di malattie infettive del San Martino aggiunge rispondendo al rischio di respirare la Co2 rilasciata: "Bisogna fare attenzione nell'uso delle mascherine. Vanno usate quando servono. Tenerle ininterrottamente provoca il rilascio di anidride carbonica che poi respiriamo, ora non dico che può crare dei danni questa cosa perchè le mascherine non sono stagne e l'aria fuoriesce ma questa è una delle cose che dovremo andare a valutare nel tempo" che riguarda non solo gli effetti sanitari ma anche quelli economici, sociali e psicologici. 

L'infettivologo parla della nuova fase in cui è entrata l'Italia, quella della convivenza con il virus: "Il virus non se ne andrà facilmente, dovremo imparare a conviverci, questo non vuol dire che a settembre dovremmo chiudere di nuovo tutto e barricarci in casa. Noi medici sappiamo curarlo meglio di come facevamo tre mesi fa, sappiamo diagnosticarlo meglio e qualora arrivassero nuovi casi dobbiamo intercettarli il prima possibile ed evitare che si creino nuovi focolai. Ma il messaggio deve essere ottimistico, nelle ultime cinque settimana abbiamo visto una riduzione di casi, di ospedalizzati e della loro complessità e gravità. Dobbiamo non dimenticarci di usare le misure di prevenzione che sono il distanziamento fisico, l'uso delle mascherine quando serve e soprattutto il lavaggio delle mani, i guanti lasciamoli da parte che sono una misura più di facciata che non di sostanza" conclude Bassetti.