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In Italia se ne parlerà con la Fase 3
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Nel quadro astratto disegnato dalla pandemia di Covid-19, il settore del turismo prova a muovere i primi, cauti, passi in attesa del ‘via libera’ ai turisti di prossimità previsto nella Fase 3, in Italia non prima del 3 giugno. Resta tuttavia in agguato il pericolo di una ricaduta epidemiologica. 


Tra le domande che gli operatori del turismo si sono posti c’è quella riguardante il target di età su cui puntare per la ripartenza. La risposta è: Millenials Generazione Z. Secondo gli esperti sarebbero infatti le persone nate dopo il 1981 le prime disposte a muoversi all’interno dei confini nazionali, sia perché meno colpite dal virus – anche psicologicamente – sia perché più propense ad accettare le nuove condizioni di convivenza sociale. Inoltre, confermano i sondaggi, gli under 35 erano già abituati alle prenotazioni online, nonché ai soggiorni brevi a portata di un ‘click’. Solo in un secondo momento la domanda coinvolgerà le famiglie e gli over 60. Oltre all'affievolirsi della paura di contagio, verranno messi a punto sistemi che permetteranno di avere più comfort e maggiore sicurezza negli spostamenti.


E se la Liguria è tradizionalmente accostata a un turismo ‘over' caratterizzato da lunghi soggiorni a pensione completa, sono in realtà molte le località scelte dai giovanissimi, che, dopo lo stress della quarantena, potrebbero ridimensionare le vacanze estive in soggiorni di relax con attività all’aperto e tour in bici o in moto. Resta ancora in piedi, però, il dilemma sugli spostamenti tra regioni e l’accesso agli arenili. Perché se il Dpcm dice che dal 3 giugno si potranno valicare i confini regionali, non sarà un ‘liberi tutti’ senza controlli. Anzi, è ciò che si vorrebbe evitare attraverso la misurazione della temperatura corporea, le sanificazioni e i DPI obbligatori negli ambienti chiusi. Dall'altra parte, gli operatori del turismo fanno pressioni per un'apertura immediata. 


Passeggiate a contatto con la natura e sport outdoor. Queste le due attività che verranno incoraggiate sia in riviera, sia nell’entroterra, con promozioni mirate alla riscoperta dei paesaggi naturali e del patrimonio artistico dei piccoli borghi che costellano la Liguria. La formula di una vacanza sostenibile dai ritmi lenti sarà la soluzione più gettonata, per tutti: stop agli assembramenti e ai luoghi affollati (con il sacrificio di eventi fieristici e discoteche). Tutti i servizi dovranno inoltre garantire il rispetto dei protocolli sanitari in atto per l'emergenza sanitaria, in particolare distanziamento sociale, sanificazione degli ambienti, accesso contingentato. 


La riapertura di uffici, negozi e attività commerciali è un altro aspetto che spinge a pensare che il tempo libero sarà appannaggio degli studenti, ancora lontani dai banchi di scuola e dagli atenei. Insomma, se il portafogli lo permetterà, i giovani e giovanissimi faranno ripartire la macchina del turismo ferma, e quasi arrugginita, da ben tre mesi. In questo senso la Regione Liguria si è mossa in anticipo rispetto alle altre realtà italiane e lo ha fatto con lo spot ‘Chi ama la Liguria, oggi la porta a tavola’ diffuso su tutte le reti nazionali, per incoraggiare l’acquisto di quei prodotti tipici che fanno dell’enogastronomia la punta di diamante dell’economia.


Una via per aiutare i liguri sarà anche quella di non obbligarli a passare dalle grandi OTA delle prenotazioni turistiche online, che con le loro percentuali sulle transazioni riducono i margini delle strutture ricettive. A preoccupare gli albergatori anche il discusso ‘Bonus vacanze’ criticato dai rappresentanti di categoria, non ultimo Angelo Berlangieri presidente Unione Provinciale Albergatori Savona, che ha detto: “E’ una follia che farà molti danni tenendo conto che la stagione è ormai persa e che si dovrà superare un nuovo inverno. Ricordo anche che il nostro territorio è soggetto ad alluvioni, con strade danneggiate e collegamenti interrotti”.


Paese che vai restrizione che trovi. Sì, perché non tutta Europa ha chiuso le frontiere e soprattutto non lo ha fatto nello stesso modo. Il caso Italia è un esempio unico, così come lo è stato per il picco di contagi e decessi, mentre altre realtà hanno iniziato fin da subito a ridisegnare un piano per l’estate. Chi sono? Svezia, Islanda e Liechtenstein non hanno chiuso le frontiere, mentre la Norvegia lo ha fatto parzialmente ovvero chiedendo una quarantena precuazionale di 14 giorni a chi arrivasse dall'estero. In Austria, le strutture ricettive hanno aperto i battenti il 29 maggio mentre la Germania accetta solo turisti diretti verso altri Paesi. Più prudente è invece la Francia, che ha frenato su molti aspetti poco dopo aver annunciato una graduale ripartenza.


Un caso-limite è poi quello di Formentera (zero contagi), che ha ricevuto il benestare del governo spagnolo pur restando pressoché irraggiungibile. Il Portogallo sta invece studiando un piano per aprire strutture ‘Covid free’ a cui si potrebbe accedere con uno dei metodi ora sul banco di prova: una sorta di passaporto di immunità Covid-19, che in Italia potrebbe affiancarsi all’uso di braccialetti elettronici per accedere alle spiagge. D'altra parte la specificità del territorio è stata ribadita anche dal premier Conte che, in seguito all'accordo tra governo e regioni, ha delegato ai governatori un'ampia autonomia decisionale, nonché una grande responsabilità che ricadrà anche sui sindaci. Allo stesso modo, i Paesi europei con meno contagi, faranno da apripista sui modelli per l'estate 2020. Appare tuttavia chiaro che l'Italia non può permettersi altri passi falsi.