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Radio e Tv locali su tutte le furie, nasce il reddito di emergenza e contributi a fondo perduto
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Il Decreto Legge Rilancio sta mandando il Governo in fibrillazione: la bozza, circolata nelle scorse ore, sta generando polemiche in diversi settori produttivi del Paese e all’interno dell’esecutivo si vivono ore convulse, con riunioni fiume e un consiglio dei ministri programmato per il tardo pomeriggio e che dovrebbe, invece, slittare.

Ma cosa sta programmando il Governo per affrontare la fase di emergenza che sta vivendo l’intera economia italiana? Per provare a fornire risposte adeguate a Palazzo Chigi hanno elaborato un decreto monstre, composto da ben 258 articoli (anche se alcuni sono già stati soppressi) che si propongono di intervenire un po’ in tutti i settori.

A differenza del Decreto Liquidità, che si era concentrato quasi esclusivamente sulla fornitura di garanzie pubbliche su finanziamenti privati, ora il Governo sta studiando una serie di interventi a fondo perduto, strutturati in base alle dimensioni delle aziende che potranno richiederli e i loro fatturati.

Secondo la bozza potranno beneficiare di un contributo a fondo perduto le aziende con fatturati non superiori a 5 milioni di Euro che abbiano registrato, nel mese di aprile del 2020, un fatturato ridotto di un terzo rispetto allo stesso mese del 2019. Per indennizzarle il Governo ha previsto delle fasce: chi ha un fatturato non superiore a 100 mila Euro avrà il 25% della somma perduta a causa della crisi, per le aziende con fatturato tra 100 e 400 mila il contributo scende al 20%, che si riduce al 15% per le aziende con fatturato tra i 400 mila e i 5 milioni di Euro.

Tutte le Partite Iva potranno comunque chiedere un indennizzo pari a mille Euro (anche senza dichiarare perdite dovute al Covid) per le persone fisiche e 2mila Euro per soggetti diversi dalle persone fisiche. Questi importi non saranno soggetti a tassazione, ovvero non concorreranno a determinare l’imponibile per la dichiarazione dei redditi.

Le richieste potranno essere presentate all’Agenzia delle Entrate che provvederà a erogare la somma sul conto corrente segnalato nella domanda: coloro che riceveranno denaro non dovuto dovranno restituirlo allo Stato con aggravio di interessi e sanzioni. Sull’operazione vigilerà la Guardia di Finanza.

Nel decreto sono previsti anche contributi (attraverso il meccanismo del credito di imposta) per pagare gli affitti: è prevista una quota del 60% dell’affitto a favore delle imprese che hanno perso almeno il 50% del fatturato, tale credito può essere anche ceduto direttamente al locatore, in cambio della decurtazione immediata della somma. Bar e ristoranti avranno la possibilità di allargare lo spazio disponibile con dehor e tavoli all’aperto senza dover pagare l’ulteriore imposta sull’occupazione del suolo pubblico: questa misura, però, deve essere ancora concordata con l’associazione dei Comuni. Sono poi previsti 100 milioni per il fondo garanzia della prima casa (per aiutare i pagamenti dei mutui) e 600 milioni per la riduzione delle bollette elettriche.

Il bonus da 600 Euro sarà allargato anche al mese di aprile ed esteso ai lavoratori del settore sportivo e a colf e badanti (500 Euro, a patto che abbiano un contratto in regola per almeno 10 ore a settimana). Indennità sono previste anche per lavoratori precari e stagionali che, a causa dell’emergenza, hanno perso il lavoro. Anche la cassa integrazione straordinaria sarà prorogata da 9 a 18 settimane. I pagamenti, secondo quanto scritto nella bozza del Decreto, saranno gestiti dalle aziende che faranno domanda all’Inps: l’ente previdenziale provvederà all’immediata liquidazione delle spettanze sul conto corrente del dipendente in ‘cassa’.

Sterilizzate le clausole di salvaguardia fiscale che prevedevano l'aumento automatico di Iva e accise. 

Il Decreto istituisce poi un reddito di emergenza, da destinare a nuclei familiari in difficoltà: si tratta di somme mensili tra i 400 e gli 800 Euro (a seconda di alcuni parametri) che però devono ancora essere interamente finanziate. Questo potrebbe essere un punto particolarmente controverso nella discussione.

Altro punto che ha già acceso un forte dibattito è quello del cosiddetto ‘Partenariato Pubblico Privato’, cioè la possibilità che lo Stato intervenga direttamente nell’economia: il Decreto, di per sé, non istituisce una nuova IRI (come si sta ipotizzando in ambienti romani) ma crea un’unità di valutazione degli effetti sulla finanza pubblica derivanti da operazioni di questo genere. Al momento si sa solo che questa nuova task force costerà 300mila Euro all’anno.

Le regioni e i comuni dovranno ricevere nuovi finanziamenti per gestire l’emergenza: si parla genericamente di 3,5 miliardi di Euro ma gli importi non sono assegnati. E’ invece previsto un contributo da 400 milioni per il ‘Fondo di solidarietà comunale’ quello che, per intenderci, va a finanziare operazioni di welfare come i ‘buoni spesa’.

Tra le righe dei 258 articoli si trovano anche il contributo per turismo e cultura (variabile a seconda della composizione del nucleo familiare ed erogato con il meccanismo del credito di imposta); contributo una tantum anche per le edicole, così esposte in questo periodo e con forti cali nei fatturati: 500 Euro fino, però, a un massimo di 7 milioni da erogare complessivamente.

Diversi i provvedimenti anche per il settore di porti, trasporti e logistica (LEGGI QUI)

Doccia fredda, infine, per le aziende radiotelevisive locali: il Decreto propone di erogare un contributo di 20 milioni di Euro a fronte degli 80 che erano stati richiesti;“L’importo risulta del tutto insufficiente e inadeguato per un settore in crisi che dall'inizio della pandemia con coraggio e senso di responsabilità non ha mai interrotto la diffusione di una informazione puntuale ed affidabile continuando a svolgere il proprio ruolo di servizio di pubblico interesse sul territorio – scrivono in una nota le principali associazioni del settore - E’, pertanto, assolutamente necessario riconsiderare uno stanziamento adeguato per la continuità del comparto radiotelevisivo locale che, oltre a garantire l’irrinunciabile pluralismo dell’informazione ed una informazione puntuale e verificata, dopo il periodo emergenziale risulterà quanto mai strategico anche per rimettere in moto le economie dei territori basate sulle Pmi che producono il 58% del fatturato dell’industria italiana”.