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Che cosa farà Toti con i suoi alleati leghisti?
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Probabilmente il tremendo Coronavirus che ci ha cambiato la vita nel giro di sessanta giorni, mietendo migliaia di vittime, cancellando due generazioni, obbligando i sessantacinquenni a diventare inesorabilmente vecchi fragili, cancellerà anche i selfie. Nel senso che toglierà di mezzo un tipo di politica che nel selfie aveva rappresentato la sua filosofia estetica.

Selfie a guance adiacenti, a bocche vicine, a narici e occhi coincidenti, selfie col rischio di bollicine vaganti, umori mortali, liquidi assassini, lacrime insidiose e subdole mucose infette. Via i selfie, insieme alla politica che li ha sublimati. Evviva. Ma quale politica ci riserveranno le prossime settimane, scandite dalle Fasi? Fase Due, tre e poi siatene certi, che arriverà anche la Fase quattro e magari sarà quella che ci porterà a Natale, con o senza vaccini sicuri.

La prossima tornata di elezioni regionali che annunciavamo come la prova generale del governo “Giuseppi II”, sarà qualcosa di ancora più importante e decisivo di quello che immaginavamo a gennaio. Se nelle Regioni chiamate al voto e c’è prima fra tutte proprio la Liguria, i Cinquestelle, il Pd e la Sinistra cresceranno, riprenderanno vita, non si scioglieranno al sole come sembrava fosse il loro destino fino a qualche settimana fa, anche il governo nazionale in questi giorni così sotto tiro per le scelte anti-virus, riprenderà il colore, dopo il pallore in cui è piombato in queste ore. Pallore da apocalisse mai capitata dal dopoguerra a un presidente del consiglio.

Se, al contrario, le opposizioni di destra qua e là vinceranno
, anche Conte e i suoi alleati probabilmente faranno le valigie, forse per lasciare spazio a qualche strano assembramento politico magari sotto la sigla ventilata anche dal mondo industriale e della finanza di governo tecnico, di salute pubblica, di emergenza. O di larghe intese , allargate da scismi, fughe, Responsabili pronti all’uso. Magari nel nome, spesso pronunciato invano, di Draghi, ammesso che l’ex presidente della Bce sia della stessa opinione. Tutto da dimostrare.

Dopo il voto di fine 2019 in Calabria e Emilia, vinto rispettivamente dal centrodestra e dal centrosinistra, toccherà a Liguria, Veneto, Toscana, Campania, Puglia e Marche. Quasi la metà del corpo elettorale. Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, chiede l’apertura delle urne il prossimo luglio, insieme al campano De Luca e agli altri presidenti in corsa per la riconferma, come il veneto Zaia. I tre rappresentano tre modi di pensare politicamente diversi: Zaia leghista in grande spolvero e oggi molto autonomo dal suo capo, De Luca pd con gli stivaloni e la frusta, Toti fuoriuscito da Forza Italia, addirittura con un suo movimento che, localmente, viene dato in sensibile crescita.

In una intervista a Canale 21 il segretario della Lega, Salvini, ha messo il suo veto su questa data vicina. “Penso sia ben difficile votare a luglio. Se ne riparlerà in autunno”. Visti i sondaggi negativi meglio aspettare, avrà pensato. Che cosa farà Toti con i suoi alleati leghisti? Cioè: come si muoveranno i leghisti di Edoardo Rixi in Liguria? Appoggeranno Toti che chiede il voto estivo o accetteranno il dictat del Capitano che vuole il rinvio? Non è scelta da poco perché l’una o l’altra rischiano di mettere in crisi alcune realtà consolidate: o l’alleanza che sembra (sembrava?) così d’acciaio della giunta ligure o la fedeltà del leader ligure del Carroccio al suo segretario.

E infine l’una o l’altra
avrebbero immediatamente ripercussioni nel fronte del centrodestra già incrinato dal riposizionamento più liberale e persino europeista di Berlusconi, sul quale sono stati costruiti scenari fantapolitici. Ma forse la fine dei selfie sta portando proprio a questo: la fine della politica e all’avvio della fantapolitica.