cronaca

L'opinione pubblica è divisa sul tema delle attività essenziali
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Piccoli passi verso la riapertura delle attività commerciali o 'contentino' per il settore culturale pesantemente colpito dall'emergenza covid-19? Il caso delle librerie è tornato a infiammare la cronaca quando, nel corso dell'ultima conferenza stampa, il premier Conte ha sì ribadito le misure restrittive sino al 3 maggio, ma introducendo alcune deroghe: librerie e cartolerie aperte, per esempio, purché siano in grado di garantire le norme anti contagio. 


In attesa del testo definitivo del Dpcm, sono subito scattate le polemiche in merito al criterio adottato per distinguere le attività essenziali da quelle non essenziali. Così, quando la maggior parte delle librerie si era autonomamente attrezzata per effettuare consegne a domicilio e incentivare la lettura tramite e-book, è arrivato il via libera. Si riparte martedì 14 aprile. Un regalo di Pasqua che potrebbe però trasformarsi in arma a doppio taglio per i piccoli e medi commercianti. Le altre riaperture, mirate, riguardano alcune attività sanitarie, agroalimentari e la silvicoltura. 


Fin dai primi giorni del lockdown, i librai si sono rimboccati le maniche per soddisfare le richieste. "Abbiamo avviato un servizio di consegna a domicilio dei libri. Riceviamo richieste tramite social, whatsapp e via e-mail; consigliamo nuove letture e creiamo spazi interattivi per discutere su vari argomenti" raccontava Paolo Schiavi, titolare di una libreria a Savona, in una intervista a Primocanale. "La lettura in questo momento è un'ottima compagna di viaggio, un modo per staccare momentaneamente dalla dura quotidianità delle notizie". 


"Nella condizione sanitaria in cui ci troviamo, riaprire significa far fronte a nuovi costi. Guanti, mascherine, disinfettanti  e barriere rappresentano una voce di spesa non indifferente. Tuttavia se fosse prorogata la chiusura molte saracinesche resterebbero abbassate anche dopo maggio. Ormai non ci sono dubbi. Si prospettano mesi in cui ognuno dovrà adattarsi e investire denaro per convivere con il virus. La paura dei commercianti è che con i gravi problemi economici che ricadono su lavoratori autonomi e dipendenti, crolli il potere d'acquisto. Inoltre le attività non potranno riprendere a pieno regime, perché la riapertura dei negozi dovrebbe essere compensata da un numero di clienti che, ad oggi, non può circolare. Ci sono ancora tante contraddizioni, tanti interrogativi che speriamo vengano risolti quanto prima", afferma Laura Chiara Filippi, presidente Ascom Confcommercio Savona. 


La linea del governo, però, non lascia spazio a dubbi, come afferma il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: "Non ci sono ancora le condizioni per far ripartire le attività sospese. Prima di tutto la salute dei lavoratori" e dello stesso parere è il ministro della Salute Roberto Speranza. Resta tuttavia aperto l'acceso confronto tra chi incalza il governo per anticipare la ripartenza (imprenditori in  prima linea) e chi implora prudenza per scongiurare una seconda ondata epidemiologica. Ricaduta che peraltro sembra essere inevitabile.