Il decreto legge 23/2020, ribattezzato ‘liquidità’, rischia di restare un provvedimento virtuale, buono solo sulla carta: ne è convinto il direttore generale di Spediporto Giampaolo Botta. “Serve una immediata iniezione di liquidità ma ancora una volta la burocrazia lega mani e piedi all’Italia e alla logistica. Questa volta si affonda”, scrive Botta su Facebook. Gli spedizionieri stanno vivendo un momento particolarmente difficile: “Gli ordini sono in picchiata, a febbraio -1,9%, a marzo -7,6%. La produzione industriale è ai minimi del 1978, la previsione per il 2020 è, ad oggi, di un -6,5% del Prodotto Interno Lordo”, continua Botta.
Spediporto chiede quindi che il Governo accantoni la burocrazia che sta facendo perdere tempo prezioso agli operatori: “La logistica non si è mai fermata – continua Botta – noi spedizionieri siamo sempre operativi ma la chiusura dei magazzini in import, i costi di gestione di milioni di contenitori ci faranno crollare”.
E poi c’è il tema del ‘detention e demurrage’, cioè i costi che i committenti (o gli spedizionieri, a seconda di come è stata redatta la polizza) devono sostenere per i container che non vengono ritirati nei tempi previsti e restano in sosta: “Non possiamo più sostenere le anticipazioni finanziarie a cui abbiamo abituato importatori ed esportatori (noli, diritti doganali, costi di trasporto). Ecco perché abbiamo bisogno che nelle tasche dei nostri clienti entri subito liquidità che ci consenta di operare e garantire alle merci di circolare e arrivare nelle case degli italiani”, conclude Botta.
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