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Il presidente della Virtus Entella fa il punto sulle condizioni generali del professionismo
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Antonio Gozzi, industriale e professore universitario, guida ormai da molti anni la Virtus Entella portata al ruolo di presenza stabile in serie B. Nelle vesti di dirigente sportivo, Gozzi analizza la situazione del calcio: "Secondo me Lotito ha ragione, fallirà un numero rilevantissimo di società. Molte, soprattutto in Lega Pro, vivono del minutaggio dei giovani che porta con sé la mutualità della Serie A. Ma senza diritti tv - dice al Corriere dello Sport - non c’è mutualità. Anche molte società di A e di B erano in difficoltà già prima, figuriamoci ora. Tanti club italiani vivono della munificenza dei loro proprietari. I bilanci in perdita vengono ripagati dai proprietari e dalle loro aziende, ma ora, prima, bisogna salvare le aziende. Abbiamo vissuto in una bolla assoluta, se vogliamo andare avanti sarà necessario un netto ridimensionamento, partendo dagli ingaggi, dal costo del lavoro. Se non ci sono ricavi bisogna tagliare. Il fallimento di una società vuol dire giocatori disoccupati. Ci vorranno anni per riprenderci"


Gozzi è critico verso le scelte emergenziali fin qui adottate: "Le misure sono state troppo draconiane. Non ci si può allenare per niente. Noi, fino a due giorni fa, facevamo venire gli atleti allo stadio. Uno alla volta. Arrivavano in tuta e via, direttamente in campo. Si facevano i loro 35 minuti di corsa e poi a casa. Era anche un modo di proteggere la collettività. Con l’ultimo decreto gli impianti sono sbarrati. Il paradosso è che attorno all’isolato, per strada, con gli altri, possono andare a correre, ma nello stadio, da soli, non possono più".

Come riaprire il calcio? "Tutti cerchiamo di ipotizzare una chiusura della stagione. Non so come faremo, ma ci proviamo. Ci sono conti, contratti tv, sponsor in ballo. La tristezza è che la ripresa del campionato sarà inevitabilmente a porte chiuse. Giusto anche così, se ci sarà l’opportunità, ma il prodotto, senza il pubblico, sarà comunque de-valorizzato. Tre settimane di preparazione sono indispensabili. Noi, per dire, abbiamo giocato l’ultima partita l’8 di marzo, siamo fermi da un mese. Per non far infortunare i ragazzi ci vogliono almeno venti giorni. Ma la chiusura totale reggerà fino a metà aprile. E poi? Fino ai primi di maggio non succederà nulla. La serie B non ha solo il campionato, ma anche playoff e playout. Bisognerà vedere se si riesce a chiudere entro giugno, altrimenti bisognerà rivedere i contratti. Non sarà facile. Però è giusto provarci".

Il calendario compresso? "Non ci spaventa. Si può fare. L’Entella, nella stagione 2018-2019 ha giocato per cinque mesi e mezzo tre gare alla settimana. Piuttosto non è fuori dal mondo la proposta Stirpe, spalmare il campionato su due anni. I costi di una stagione vengono spalmati su due, si riprende con il pubblico a novembre, si finisce a febbraio, marzo. Ci può stare".