cronaca

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Quando tutte le sere aspetti il bollettino dei contagiati, sperando che diminuiscano,


quando ti sforzi dare un volto e storie di vita ai morti, per non considerarli solo numeri

quando pendi dalle labbra del presidente del Consiglio, pregando che dica “sta finendo”

quando vai a lavorare o a fare la spesa e se passano i carabinieri abbassi lo stesso lo sguardo come se fossi un ladro

quando ti vola l’elicottero dei controlli sopra la testa e immagini che cosa fosse la guerra,

quando senti il ronzio dei droni e ti devi sforzare di pensare che non sono amatori che ci giocano sulla spiaggia, come prima...

quando sei in coda e ti vedi riflessa nella vetrina del supermercato, con la mascherina, e pensi: “Ma come ci siamo ridotti?”

quando cerchi qualcuno a cui dare la colpa e non lo trovi

quando ti fa pena vedere quello che cammina avanti e indietro sul terrazzo condominiale, come un carcerato

quando ti arrivano i messaggi degli addetti stampa degli ospedali e tremi aprendoli e contando quanti morti ci sono già stati a tutte le ore del giorno

quando ti stupisci che l’i phone abbia imparato subito che Coronavirus è una parola di uso frequente e basta che scriva “coro” e poi fa tutto lui

quando non hai il coraggio di lasciarti andare, pensando a che cosa farai quando potrai di nuovo uscire di casa, perché potrebbe essere troppo lontano

quando vai a letto e ringrazi Dio che i bimbi non stiamo impazzendo chiusi in casa

quando zigzaghi le altre persone come se avessero la peste

quando guardi male chiunque vedi in giro: “Sarà giustificato o un fottuto evasore?”

quando ogni giorno, quando arriva sera, ringrazi di non esserti ammalato tu e i tuoi cari

quando ti ripeti che prima o poi finirà.