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Nella Lega di A si comincia a pensare alla sospensione "per impossibilità sopravvenuta" degli stipendi dei calciatori
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 L'emergenza Covid-19 provoca pesanti ripercussioni anche sull'economia e il calcio non sfugge alla dinamica di crisi. La Lega di Serie A calcola in oltre 700 milioni il danno economico generale dovuto alla sospensione in corso del campionato e una eventuale ripresa a porte chiuse non attenuerebbe se non in parte gli effetti negativi.


Si profila così la possibilità che le società decurtino gli ingaggi dei calciatori, o addirittura sospendano il pagamento per tutto il tempo di inattività. Si tratta di una soluzione estrema, tuttavia preferibile al crack che conseguirebbe alla crisi di liquidità per i mancati introiti da tv e botteghino.
Il diritto sportivo non incide sui contratti dei calciatori, regolati come tutti gli altri dal codice civile, che contempla la risoluzione per impossibilità sopravvenuta della prestazione concordata. Perciò i club, specie quelli dal monte ingaggi più alto, si stanno attrezzando per percorrere tale strada. “Diversi presidenti – dice l'avvocato Mattia Grassani al “Corsport” - hanno già attivato i loro uffici legali per trovare una strada che eviti il collasso generale. Non si tratta di voler risparmiare o speculare ma di salvaguardare il rischio d'impresa".
Le due società genovesi al momento si preparano agli scenari di crisi, che potrebbero costare a Genoa (che ha ancora 7 partite in casa) e Sampdoria una perdita dai 3,5/4 ai 30 milioni. L'obiettivo, stante il più che probabile crollo delle entrate da tv, biglietti, sponsor e merchandising, è quello di ottenere dal governo una dilazione delle scadenze fiscali e previdenziali necessarie per l'iscrizione al prossimo campionato.