
Si legge ancora nella relazione: "A partire dalla privatizzazione delle concessioni, e cioè per un ventennio, le convenzioni non sono state ostensibili e, di conseguenza, pubblicate sul sito ministeriale, pur essendo molte concessionarie quotate in borsa, ove la trasparenza e l'informazione al mercato sono richieste. Ciò ha prodotto, nel tempo, 'un'area grigia' nei rapporti concessori, caratterizzati da incertezza giuridica ed economica, con sacrificio dell'interesse generale alla conoscenza a favore di quello privato delle concessionarie, pur venendo impegnate ingenti risorse tali da giustificare la necessità di un controllo diffuso".
La Corte rileva, inoltre, la necessità di una maggiore effettività dei controlli, anche sulla rete infrastrutturale, accompagnata da una continua verifica sugli investimenti e invita a superare le inefficienze riscontrate, quali l'irrazionalità degli ambiti delle tratte, dei modelli tariffari, di molte clausole contrattuali particolarmente vantaggiose per le parti private, gli investimenti in diminuzione o sottodimensionati con possibili extraprofitti, la lunghezza delle procedure dopo la scadenza delle vecchie convenzioni.
Sul piano delle tariffe la Corte dei Conti rileva "l'esigenza di procedere alla rapida introduzione di un sistema tariffario tale da consentire un rendimento sul capitale investito, compatibile con quello di mercato per investimenti di rischio comparabile e di procedere all'accelerazione delle procedure per la messa a gara delle convenzioni scadute". Emerge dalla Relazione della Corte dei Conti sulle concessioni autostradali, eseguita dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, in parallelo alle modifiche inserite nel decreto Milleproroghe.
IL COMMENTO
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