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Si evince consultando la Gazzetta Ufficiale europea
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Malacalza Investimenti ha chiesto a Bce l'atto integrale del commissariamento Carige del 2 gennaio e dopo essersi vista a giugno opporre un rifiuto, su questo e gli altri documenti connessi, il 7 agosto ha fatto ricorso. In altre parole, il primo azionista della banca porta la vigilanza Ue al Tribunale generale dell'Unione europea in Lussemburgo.

Sembrerebbe tema tecnico, ma quanto emerso con la pubblicazione del ricorso sulla Gazzetta Ufficiale europea non sarebbe una schermaglia legale, quanto il tentativo di conoscere il perimetro di manovra e le deleghe assegnate ai tre commissari, è emerso da analoga iniziativa già intrapresa, a fronte di un provvedimento depositato in cui risultano 12 pagine di omissis.

Bce dovrebbe avere tempo fino a fine ottobre per le controdeduzioni sull'iniziativa della Malacalza Investimenti, primo socio con il 27,55%, fino a quando almeno l'aumento di capitale da 700 milioni approvato dall'assemblea del 20 settembre non porterà al controllo il Fondo interbancario e Cassa centrale banca. Prima ancora di quelle ai Malacalza dovrebbero arrivare le controdeduzioni della Bce al ricorso presentato un paio di settimana prima dall'azionista Francesca Corneli per conto di azionisti con lo 0,46% del capitale, che però oltre ad opporsi al rifiuto di avere il provvedimento di commissariamento, ha anche chiesto venga proprio revocato il commissariamento Carige.

La stessa Corneli all'inizio di questa settimana ha presentato un nuovo esposto su Carige, rivolgendosi a Consob, Bce e Banca d'Italia, in cui chiede di non autorizzare l'esecuzione dell'aumento di capitale e dell'intero riassetto fino a quando non siano decorsi i termini per impugnare la delibera: 90 giorni cioè dalla pubblicazione del verbale dell'assemblea, atteso entro il 21 ottobre (30 giorni dall'assemblea). Corneli chiede poi copia dell'accordo del 9 agosto, di verificarne la legittimità, anche sotto il profilo della disciplina dei patti parasociali, di rendere pubblico il parere sulla condizione di esonero da Opa chiesto da Cassa centrale, e di rendere pubblica l'indicazione del livello di flottante per evitare il delisting.

Nella vicenda Carige, e in particolare dei piccoli soci,
intanto c'è da registrare la posizione del rappresentante storico di Azione Carige, Silvio De Fecondo (dichiaratamente favorevole al riassetto targato Fitd-Ccb), che in un'intervista al Corriere del Trentino chiede che il Fondo interbancario e Ccb "decidessero di prevedere una quota di capitale da assegnare al vecchio azionariato alle stesse condizioni di Ccb, vale a dire con lo sconto del 47%".