È stata denominata la “battaglia del panino”, una vera e propria lotta tra genitori e scuole sulle mense scolastiche che a Genova va avanti da tempo. C’è chi, infatti, preferisce che il figlio mangi il pranzo portato da casa, piuttosto che usufruire del servizio a pagamento. Ma questo a scuola ha creato difficoltà per trovare una alternativa ai bimbi che non andavano in mensa, tanto che in alcuni casi si è chiesto di farli tornare a casa apposta. A ribaltare la situazione è una ordinanza del Tar del Lazio, che si è pronunciata contro le ultime sentenze della Cassazione. A luglio, infatti, era arrivato quello che sembrava un ultimo atto, ovvero l'affermazione che non esiste un diritto soggettivo a far mangiare ai propri figli a mensa un pasto portato da casa. Poi il Tar si è espresso in maniera contraria per la scuola primaria di Albano Laziale. "Ha sancito così il diritto delle famiglie di non avvalersi della mensa se non voglio, ma anche l'obbligo dei bambini di restare a scuola nelle ore della mensa", spiega Sabina Calogero, Rete commissione mensa Genova. "I dirigenti non possono chiedere ai bambini di tornare a casa, ma devono fornire una alternativa".
Una svolta forse che dovrebbe mettere pace nelle scuole, soprattutto quelle genovesi dove da anni le famiglie chiedono un miglioramento della qualità o l’alternativa del pranzo “al sacco”. "In città sono circa un centinaio le mamme che hanno deciso di non avvalersi del servizio o per la qualità o per il rapporto qualità prezzo", prosegue Sabina Calogero. Tante le polemiche, anche perché alcuni ne hanno fatta una questione sociale, difendendo il ruolo della mensa come fatto collettivo, uguale per tutti. Ma così facendo il "diverso" sarebbe rimasto colui che per mangiare a casa era costretto a tornare a casa.
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