
"In collegamento con il 118 sul posto del crollo avevamo esattamente le dimensioni della tragedia e abbiamo innescato il Peimaf, il Piano di emergenza intraospedaliero per il massiccio afflusso di feriti. E' quello che ha fatto muovere l'ospedale in tutta la sua dimensione. Si è vista la solidarietà, l'essere vicini alla città, all'ospedale stesso. Dipendenti da casa o in ferie che telefonavano per mettersi a nostra disposizione. Di fatto il Peimaf è un piano incrementale, si sviluppa a seconda della gravità, che coinvolge gli operatori, medici ed infermieri. Per esempio il turno degli infermieri 'smontanti' non smonta e viene chiamato in anticipo il turno 'montante'. Si coinvolgo progressivamente altre figure mediche, tecniche: la Farmacia, il Centro trasfusionale e i laboratori. La macchina prende forma e progressivamente si ingrandisce e si incrementa. Nel giro di un paio d'ore avevamo a disposizione 13 sale operatorie, non contenitori vuoti, ma 13 sale con il personale all'interno, chirurghi, anestesisti, infermieri, tecnici. Abbiamo liberato, dove possibile, posti in Terapia intensiva. Abbiamo avuto appoggio anche da La Spezia, Sanremo e Imperia. Diciamo che eravamo attrezzati per fare molto di più di quello che abbiamo fatto. Sembra un paradosso. Si sperava ci fossero molti feriti e meno morti. Non è stato così, purtroppo".
IL COMMENTO
L’incubo dell’acciaio che torna a Genova: tra promesse, dubbi e incertezze
Treni Genova-Milano: ben venga ogni ora ma non parlate di alta velocità e chiarite durate