salute e medicina

Al via la campagna di Regione e Alisa rivolta ai giovani
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Ho deciso di diventare donatrice di sangue a 21 anni, nel 2014, perché ho voluto seguire l’esempio che mi hanno dato mio nonno e mio padre, donatori da sempre. Successivamente sono diventata anche volontaria per AVIS, entrando come Servizio Civile Nazionale, in modo da poter contribuire ancora di più all’associazione.

Non posso dire “ho preso coraggio e sono andata a donare” perché la donazione per me è e deve essere un gesto naturale, una sorta di obbligo morale che dovrebbe essere insito in ognuno di noi. Donare il sangue è un piccolo gesto della durata di dieci minuti che può cambiare la vita ad un’altra persona. Penso che noi giovani dobbiamo essere i primi a esprimere questo gesto di solidarietà. Dobbiamo liberarci dalle corde dell’egoismo, alzarci la mattina e dire “Oggi voglio fare qualcosa di buono”. Anche chi non può donare – per motivi di salute o altro – può contribuire alla causa in modi diversi, perché AVIS è anche promozione del dono e spesso noi ragazzi ci divertiamo tantissimo ad organizzare eventi a tema.

Spesso sento dire dai miei coetanei “Perché proprio io? “, ecco, io rilancio sempre con “Perché NON io?”
. L’emergenza sangue, purtroppo, non smetterà di esistere ed è per questo che abbiamo bisogno di donatori periodici, di persone che facciano della donazione una sorta di routine.

Mi ricordo ancora la prima volta che sono andata a donare: non nascondo che avevo paura dell’ago, ma gli infermieri con me sono stati gentilissimi. Nel mentre che donavo guardavo la tv, chiacchieravo con loro, con gli altri donatori e alla fine mi hanno ringraziata con sincerità. È stato quello a colpirmi più di tutti e quei pochi minuti che ho “sacrificato” della mia mattina sono diventati una speranza e un aiuto concreto per qualcun altro.

Donare il proprio sangue è un gesto d’amore che ognuno di noi deve attuare.


*Fabiana Vignolo - Donatrice e volontario Avis