cronaca

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Immagino l’abitante ottantenne barricato nella sua casa vicina al ponte. Sconvolto da quello che di li’ a qualche minuto sarebbe successo. Non solo la cancellazione del “ponte di Brooklyn” come gli abitanti di Certosa avevano battezzato il Morandi. Ma il cambiamento della sua vallata con una impressionante carica di esplosivo.



Pochi secondi, la bomba e i getti d’acqua che salgono al cielo per mitigare la polveri. La nube avvolge i palazzi, poi si scioglie. E appare la nuova val Polcevera. Liberata dal vecchio ponte che ci aveva resi piu’ americani e nell’ultimo anno da quei monconi a cui ormai vi eravamo abituati e che sono anche diventati un simbolo. Fragilita’ e orgoglio.
Da ieri dobbiamo immaginare la nuova Val Polcevera
con il ponte di Renzo Piano, cosi diverso da quello di Morandi. Due epoche distanti, due stili cosi differenti.
La sfida audace del primo, la sobrieta’ del secondo.
Sotto , un territorio che dovra’ cambiare, a cominciare da quello che ci sara’ sotto il ponte.
Il nuovo ponte ricolleghera’ la nostra vita quotidiana al ponente della citta’, ci ridara’ una vita piu’ facile dopo due anni di disagi ai quali ci siamo abituati anche per una intelligente soluzione con alternative viarie studiate bene dal Comune. Servira’ la tragedia immane a darci la forza di volere sempre di piu’ una citta’ collegata al resto del Paese.
E la ricostruzione , in tempi certi, a sperare che la politica, come ha fatto per il Morandi, pensi solo al servizio dei cittadini