
Sarebbe stata la chiusura e il buio nella via dei teatri.
Invece Savina investì e fece sempre tutto da sola (lo sottolineava spesso) rispetto ai poderosi investimenti che aveva (peraltro giustamente pensando al valore qualitativo del nostro Stabile) il teatro pubblico, dallo Stato e dagli enti locali.
Riuscì con intelligenza e coraggio a inventare un mix di spettacolo “leggero” e di drammaturgia contemporanea che in pochi anni conquistò il difficilissimo pubblico genovese. Compito arduo che lei, con garbo e eleganza, ma anche con una eccezionale caparbietà, portò a termine tra mille ostacoli e rischi.
Oggi il Genovese è una delle realtà importanti della nostra città, assicurando un cartello ricco e parallelo rispetto al nostro Teatro Nazionale.
Genova scossa dalla notizia la onorerà. Lo ha davvero meritato.
IL COMMENTO
Il bicchiere mezzo pieno della scuola senza cellulari. E all'intervallo, spunta una "cirulla"
Matte non c’è più, smettiamola di chiamarle tragedie