cronaca

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 "Non vogliamo difendere il volontario accusato di non aver vigilato bene durante l'allerta, ma vogliamo difendere la verità perché altrimenti si finisce per offendere le vittime: non è per l'assenza di una sola persona dal posto di guardia che a Genova è accaduto tutto quello che è accaduto durante l'alluvione del 2011, non è una sola vite che fa cadere tutto l'ingranaggio, ma è stato il sistema di prevenzione nel suo complesso che è stato carente". Così i familiari delle vittime dell'alluvione del 2011 - quattro donne e due bambine - per bocca di Marco Costa, il padre che ha perso la figlia Serenella di 19 anni, hanno replicato alla linea difensiva della principale imputata, l'ex sindaca di Genova Marta Vincenzi.

Il signor Costa ha fatto presente che "da due giorni si sapeva che a Genova c'era l'allerta di livello 2, e sarebbe bastata una telefonata alle tre scuole dei quartieri Bisagno e Ferreggiano per dire ai presidi di non far uscire i bambini, così non ci sarebbe stata nessuna vittima". Sono circa una decina i familiari delle vittime dell'alluvione di Genova venuti in Cassazione nella seconda e conclusiva giornata di udienza del processo per le sei vittime travolte da acqua e fango la mattina del 4 novembre 2011. A difendere la famiglia Costa sono gli avvocati Emanuele Olcese e Stefania Pittaluga. 

- L'ATTESA DELLA SENTENZA

Intanto si attende la sentenza della Cassazione per l'alluvione 2011 a Genova, che causò la morte di quattro donne e due bambine. Se la condanna a cinque anni per l'ex sindaco Marta Vincenzi venisse confermata potrebbe finire in carcere da dove potrebbe poi chiedere i domiciliari.

A marzo, il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto un processo d'appello bis per tutti e sei gli imputati per rideterminare il "trattamento sanzionatorio". Per l'accusa, in pratica, rimarrebbe confermata la responsabilità nel disastro e negli omicidi colposi nei confronti dell'ex sindaco di Genova per la quale la 'colpevolezza' "si cristallizza". Per il pg, come aveva sottolineato nella sua requisitoria, sussiste solo un atto falso e non due e per questo si dovrebbe celebrare un processo di secondo grado bis per rideterminare la pena (che sarebbe a questo punto più bassa).

Oltre all'ex sindaco Vincenzi, in appello erano stati condannati l'ex assessore comunale alla Protezione civile Francesco Scidone a 2 anni e 10 mesi (4 anni e nove mesi in primo grado) e il dirigente comunale Gianfranco Delponte a 2 anni e nove mesi (che in primo grado aveva avuto 4 anni e cinque mesi), mentre Pierpaolo Cha era passato a 4 anni e 4 mesi (un anno e quattro mesi in primo grado) e Sandro Gambelli a 2 anni e 10 mesi (un anno in primo grado) perché i giudici li ritennero responsabili anche dell'omicidio e del disastro colposo (mentre in primo grado erano stati assolti per quelle accuse ed erano rimaste solo quelle di falso).

Condannato a otto mesi anche l'allora capo dei volontari Roberto Gabutti (era stato assolto in primo grado) per la creazione del falso verbale. Per Scidone e Delponte, i giudici di secondo grado avevano sbagliato il calcolo della pena (inferiore a quella che realmente volevano dare). Un errore materiale che dovrà essere corretto con ogni probabilità nell'eventuale appello bis. Gli Ermellini potrebbero confermare la condanna della Vincenzi e degli altri per cui non vi fu errore, oppure rinviare per tutti a una nuova sezione di appello per riderteminare le pene o assolvere per tutti o parte dei reati.

- L'ARRINGA DELL'AVVOCATO DIFENSORE DELL'EX SINDACO

L'assoluzione della ex sindaca di Genova Marta Vincenzi - condannata a 5 anni di reclusione per la morte di quattro donne e due bambine durante l'alluvione del 2011 nel capoluogo ligure - è stata chiesta dal professor Franco Coppi nella sua arringa in Cassazione che in serata deciderà se confermare o meno le condanne per gli imputati, tra i quali assessori e funzionari di protezione civile. "Il piano di emergenza per Genova stabiliva la permanenza di un volontario sul punto critico poi colpito dall'esondazione - ha detto Coppi - invece questo volontario dopo un primo controllo non è più tornato sul posto. E' così saltata la rotella minima dell' ingranaggio che tuttavia era la più importante e avrebbe consentito, se il Comune fosse stato avvisato in tempo, di ordinare ai presidi di non far uscire i bambini dalle scuole, bloccare il traffico delle auto e fare tutto quello che era stato predisposto dall'amministrazione comunale". Per questo, per Coppi, "la sentenza di condanna nei confronti della ex sindaca deve esser annullata senza rinvio". I supremi giudici della quarta sezione penale si sono ritirati in Camera di Consiglio per decidere se confermare o meno il verdetto emesso dalla Corte d'Appello di Genova il 23 marzo 2018.