“Se anche riaprono via Fillak temiamo che ormai la clientela persa possa non tornare più, temiamo che il tempo di riabituarsi a percorrere la strada non sia sufficiente a tenere in vita attività commerciali che perdono centinaia e centinaia di euro dal 14 agosto, dal crollo di ponte Morandi. Ci sono macellai e paninoteche, bar che buttano via la merce perché non riescono a venderla, ci sono parrucchieri che non hanno più gente”. Voci dei commercianti di via Fillak a Genova Sampierdarena, l’unica via, l’unica zona dove nulla è cambiato dal 14 agosto, solo il clima. Li incontriamo a Live on the road e l’umore non è dei migliori, nonostante il commissario Bucci abbia paventato una riapertura della strada-vicolo cieco entro la fine di marzo. “Qui ricordiamo che abbiamo anche perso 600 persone, quindi anche clienti potenziali, che sono gli sfollati delle case sotto il ponte. E poi non dimentichiamo che quando aprirà il cantiere del moncone Est ci saranno altre chiusure” spiega Maurizio Catena, presidente del Civ, il centro integrato di via, il Rolandone.
Il commercio qui vive in un limbo perenne: lasciare aperto o chiudere? Spostarsi altrove? Tenere duro perché qualcosa poi cambierà, oppure tutto ormai è perso? Domande senza risposta, ad oggi.
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