
La Lega, infatti, per effetto di una modifica al codice penale entrata in vigore con il governo Gentiloni, aveva tempo fino alla fine di novembre per depositare l'eventuale querela.
In caso contrario il processo si sarebbe chiuso con la dichiarazione di improcedibilità e quindi sarebbero state cancellate le condanne inflitte ai tre dal Tribunale nel luglio dell'anno scorso: 2 anni e 3 mesi di reclusione a Umberto Bossi, 1 anno e 6 mesi al 'Trota' e 2 anni e 6 mesi a Belsito.
Matteo Salvini ha dato mandato ai suoi legali di querelare solo l'ex tesoriere e non il Senatur e il figlio, per i quali in teoria il dibattimento non dovrebbe andare avanti. Spetterà alla quarta Corte d'Appello, davanti alla quale lo scorso 10 ottobre si era aperto il processo poi rinviato al prossimo 14 gennaio, valutare i termini della querela e se è estensibile o meno ai Bossi.
Stando al capo di imputazione milanese l'ex tesoriere, tra il 2009 e il 2011, si sarebbe appropriato di circa 2.4 milioni, mentre il fondatore del Carroccio di 208 mila euro e il 'Trota' di oltre 145 mila euro.
Dall'indagine avviata nel capoluogo lombardo ha preso forma il processo genovese sulla presunta maxi truffa legata ai rimborsi elettorali: nell'ambito di questo procedimento, ieri, in secondo grado, si è avuta una lieve riduzione delle condanne e la conferma della confisca dei 49 milioni.
Anche in questo caso, con riferimento all'appropriazione indebita contestata solo a Belsito, la Lega aveva presentato querela, non necessaria invece per procedere per l'altro reato cardine, cioè la truffa ai danni dello Stato.
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