cronaca

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 Tra via Maritano e vico delle Mele ci sono una manciata di chilometri, meno di dieci. Sembrano due mondi diversi, una incastona tra le colline di Rivarolo e Bolzaneto, l’altro stretto tra i vicoli del centro storico, la realtà, però, è simile. Problemi, sì, tanti, ma soprattutto voglia di cambiare le cose, di riscatto.


I palazzoni della Diga di Begato tra via Maritano, via Cechov e via Sbarbaro, quella che in molti paragonano alle Vele di Scampia, sono un intreccio di vite e scale, tante, troppe per gli anziani che vivono in queste case popolari. Cammini e i problemi non puoi non vederli: spazzatura abbandonata; spazi comuni trasformati in discarica; citofoni che non funzionano; ascensori spesso fermi; porte murate contro gli abusivi; infiltrazioni d’acqua; allacci abusivi di corrente…l’elenco potrebbe continuare ma c’è anche e, soprattutto, dell’altro: ortensie fiorite; pianerottoli in ordine con la scritta ‘welcome’; aiuole con la menta; un ambulatorio; pitbull dolcissimi e bambini sorridenti.

Merito del Comitato Diamante un gruppo di residenti che ha deciso di non gettare la spugna, anzi, e di lottare contro il degrado che qui da anni regna tanto che molte persone in lista d’attesa per un alloggio popolare preferiscono rifiutare e finire in fondo all’elenco piuttosto che venire qui. Ed è proprio l’amore di queste persone per il proprio quartiere, il non arrendersi, il lottare ogni giorno perché qualcosa possa cambiare che rimane nel cuore.


La loro voglia di riscatto è la stessa di chi vive in vico delle Mele cuore del centro storico genovese ma che sembra distante chilometri dal centro città. Qui i palazzi sembrano toccarsi e il cielo è solo una striscia sottile tra i tetti. La voglia di non arrendersi a non dormire la notte per gli schiamazzi, a vedere il vicolo pieno di spacciatori, a essere considerati una terra di nessuno dove tutto è concesso ha spinto i residenti a ‘occupare’ pacificamente il vicolo di notte, a scendere in strada con una sedia per fare quattro chiacchiere o a pulire per dare un segnale. Qui c’è voglia di integrazione tanto che un gruppo di residenti e migranti hanno dipinto le saracinesche con dei baobab simbolo del Senegal, un modo, forse, per sentirsi a casa.


In via Maritano si scrive con la vernice sui muri per segnalare che i citofoni non vanno oppure per denunciare gli abusivi che rubano la corrente. In vico Mele si scrive in inglese su dei fogli di carta o tovagliette: tieni la strada pulita; i bambini hanno diritto a dormire; vogliamo vivere tutti insieme in pace; non fare pipì per strada…

In questo dedalo di vicoli alle spalle di Caricamento dove i turisti sembrano lontani anni luce c’è anche chi ha deciso contro tutto e tutti di aprire un’attività: una trattoria sociale che dà lavoro a emarginati, persone che difficilmente troverebbero un’occupazione ma che hanno voglia di ricominciare e che aiuta le famiglie più in difficoltà devolvendo loro il coperto.

Ortensie e baobab sono la voglia di non arrendersi di Pietro, Roberto, Francesco, Alessandra, Enrico e moltissimi altri. Ortensie e baobab simbolo di resilienza di via Maritano e vico Mele, pezzi di città che sanno di confine non solo umano ma fisico ma che non si arrendono all’abbandono.