cronaca

Fiom e Uilm: "Non firmeremo quell'accordo"
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È durato circa sei ore l'incontro al Mise tra Governo, sindacati e i vertici di ArcelorMittal sulla vendita di Ilva. Prossima riunione l'11 aprile alle 10, ma la trattativa è ancora in fase di stallo. Il gruppo indiano non vuole andare oltre la quota 10mila lavoratori, indicata anche dal Governo, mentre Uilm e Fiom insistono sulla piena occupazione a 14mila unità, senza alcun esubero.

"Una riunione dai contorni assurdi - scrive la Fiom genovese - il sindacato ha dovuto ribadire decine di volte che Mittal deve assumere 14mila lavoratori e lavoratrici alle stesse condizioni economiche e normative, rispettando gli accordi come quello di Genova. Il problema é rappresentato dal fatto che il Governo e Mittal hanno firmato un accordo che prevede massimo 10 mila assunzioni (con l'obiettivo di Mittal di averne 8.500 in breve tempo), con la messa in discussione della struttura contrattuale (orari, turni, salario). Secondo il Governo compito del Sindacato è solamente un ruolo notarile, ossia quello di firmare senza contrattare. Il sindacato non è disponibile e un accordo del genere non è accettabile". Per il segretario nazionale, Rosario Rappa, "arriveremo ribadendo gli stessi punti per un fatto di cortesia: o il governo e Mittal cambiano i punti di quel contratto o non ci saranno le condizioni per un accordo".


Dello stesso tenore anche il commento di Antonio Apa, segretario Uilm Genova: "Dopo cinque ore di discussione non c'è stata nessuna soluzione postiva. Due sono le questioni al centro che ci vedono assolutamente contrari. Una riguarda la questione del perimetro delle aree che vorrebbe acquisire Mittal, loro si soffermano sui 10mila occupati rispetto ai 14mila stabiliti. L'altra questione fa riferimento  alla riproposizione da parte di Mittal della discontinuità rispetto all'aspetto salariale. Quanto detto ieri rappresenta un passo indietro rispetto a quello che avevamo già stabilito. Se la posizione resta questa certamente noi non firmiamo nulla" conclude Apa.  


Anche Rocco Palombella, segretario generale Uilm, chiude la porta all'intesa Mittal-Governo: "Noi non faremo alcun accordo che preveda esuberi, anche perché questo metterebbe in discussione tutto il piano industriale - si legge in una nota - come faranno a produrre le 8 milioni di tonnellate di acciaio previsto dal Piano? Immaginiamo che un gruppo industriale che arriva in Italia a fare investimenti così cospicui, non possa arenarsi su questo punto. Continueremo a impegnarci affinché si eviti oltre al danno ambientale, anche la beffa della perdita dei posti di lavoro".

Secondo Valerio D'Alo, segretario nazionale della Fim Cisl, si tratta di "una trattativa difficile", anche se "finalmente si è parlato dei capitoli veri della vertenza, ma portare alle lunghe la discussione non aiuta" e ha ribadito anche lui l'importanza di tutelare tutti i 14mila dipendenti del siderugico.