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Facebook, i social e le regole da rispettare
3 minuti e 38 secondi di lettura
Milioni di persone si sono rese conto (finalmente) che quasi tutto ciò che è distribuito gratuitamente online nasconde qualcosa. Il caso Cambridge Analytica ne è stata la prova certa: un’azienda privata ha acquisito i dati degli utenti collezionati da Facebook.

Facciamo un po’ di chiarezza.

Gli utenti prima di registrarsi a Facebook hanno dato il loro consenso, poi hanno pubblicato i loro stati, le proprie foto e si sono geo-localizzati (identificazione della posizione geografica nel mondo reale di un dato oggetto) in decine di luoghi, il tutto fatto in modo trasparente senza alcun tipo di costrizione da parte di nessuna autorità.

Successivamente, alcuni di loro, si sono iscritti a una di quelle App intriganti che ti permettono di fare dei “test psicologici” piuttosto che millantare la possibilità di vedere chi ha visitato il proprio profilo personale.

A questo punto chi ha sviluppato la App ha iniziato a raccogliere qualsiasi tipo di dato sugli iscritti e sugli amici di chi si è iscritto. Lo stesso sviluppatore e creatore della App ha infine passato il suo ricco database di nomi e preferenze a Cambridge Analytica che a sua volta li ha usati per scopi puramente commerciali.

A quanto pare i “colpevoli” sembrerebbero più di uno:
• Lo sviluppatore della App che ha venduto (o regalato, chissà!) i dati
• Cambridge Analytica che li ha utilizzati impropriamente
• Facebook che non ha salvaguardato i dati dei propri utenti e non ha adottato un regolamento di processo e di tecnologia atto a tutelare questa nuova forma di ricchezza (i dati per appunto).
• Gli utenti ignari del funzionamento di qualsiasi piattaforma di condivisione (social network compresi).

E alla fine è scoppiato il pandemonio: non per ultimo Elon Musk che ha deciso di rimuovere le pagine di Tesla e SpaceX dal social network di Menlo Park (ah lo sai che la stessa Tesla colleziona milioni di dati, compresi i video delle telecamere, la telemetria e il GPS?  CLICCA QUI)

Il vero motivo però rimane uno solo e si rintana nell’unica regola che governa i Social Media, ovvero quello di non avere regole.

I social media sino ad oggi si sono nascosti dietro un dito e in diverse occasioni hanno fatto notare la loro debolezza in almeno tre casi:
• Bullismo e denigrazione socio-culturale
• Perdita del controllo dei dati
• Veicolazione di notizie non fondate (le famose fake-news)

In tutti questi casi, nonostante siano piattaforme di condivisione, hanno “rimbalzato” il problema creando danni gravissimi.

Come per tutte le cose gravi in un primo momento c’è stato il fervore di trovare una soluzione definitiva, ma come ben si sa il tutto viene oscurato col tempo o, come fa il caro Zuckerberg, con un mea culpa che può aiutare solo il titolo Facebook ad alzarsi dopo la caduta in borsa.

Le macchine non conoscono il mea-culpa e sono spietate in quanto non pensano, bensì ragionano su logiche pre-condizionate, programmate da uno o più attori umani (quando inizieranno a pensare da sole saremo nell’era dell’Intelligenza Artificiale Forte).

L’uomo al centro di tutto: chi sbaglia è l’uomo non la macchina. L’uomo è anche in grado di proteggersi e di “imparare la lezione” utilizzando piccole accortezze. Qui una serie di regole di base per avere un minimo di privacy in più quando navigate su Facebook:

1. Facebook dispone di una semplice interfaccia che permette di negare o abilitare l’accesso al tuo profilo. Usalo con criterio.

2. Non usare la password di facebook anche per altri servizi che già usi (esempio l’email) e cerca di strutturarla con numeri, lettere maiuscole/minuscole e caratteri speciali

3. Eliminare le app che possono avere accesso ai propri dati. Se non le usi e se non hai motivo di utilizzarle le puoi tranquillamente cancellare.

4. Evitare di cliccare su link sospetti, anche se provengono da un amico.

5. “Diventa ricco in 24 ore”, “Facciamo sesso ora”, “Compra la tua nuova casa a 1 euro”, “Trovato navicella degli alieni nel Mar Mediterraneo” sono titoli con link che rimandano a pagine quasi sicuramente malevoli o nel migliore dei casi a bufale. Non cliccarci su.



* Stefano Celso 
IT Project Manager & Big Data Engineer