porti e logistica

La risposta degli industriali genovesi all'ipotesi del blocco dell'opera
1 minuto e 48 secondi di lettura
Il giorno dopo le elezioni a risultato definito con la conferma del M5s quale prima forza politica in Italia è tornato forte al centro della discussione lattorno alla necessità della realizzazione dell'opera del Terzo Valico per Genova e la Liguria. Primocanale con il suo editore Maurizio Rossi ha lanciato il dibattito sul futuro del Terzo Valico (LEGGI QUI) dopo che la portavoce del Movimento Cinque Stelle Alice Salvatore ha confermato l'intenzione di bloccare il proseguo dell'opera (LEGGI QUI)  

E dopo le prime reazioni del mondo politico è arrivata anche la posizione di Confindustria Genova sulla necessità e l'importanza per il futuro della città dell'opera:

"Sarebbe risibile, se non fosse che occuparsene distoglie tempo ed energia a cose oggettivamente più importanti, come creare lavoro e benessere sociale, tornare a ribadire per l'ennesima volta i motivi che rendono necessario un collegamento ferroviario moderno (non più moderno, essendo stata aperta la Succursale dei Giovi nel 1889) tra Genova e la pianura padana.

Per oltre 100 anni la necessità, chiarissima e ben documentata, è rimasta inevasa, bloccata dallo stesso mix di veti incrociati e incapacità decisionali che hanno provocato le sfortune della nostra città. Questo fino a quando si sono verificate le condizioni politiche, tecniche ed economiche per tradurre un'esigenza in progetto e il progetto in un cantiere integralmente finanziato, arrivato oggi a 3 anni, massimo 4 dalla sua conclusione.

I motivi dell'opportunità della nuova linea, oltre che evidenti, sono stati ponderati in processi amministrativi che hanno riguardato sia la valutazione della rete infrastrutturale sia il tracciato dell'opera; processi rispondenti a principi di legalità, partecipazione e trasparenza, come accade in tutti i Paesi civili del mondo. Ma immaginare di disconoscere tutto questo senza considerare gli accordi contrattuali in essere, la perdita di lavoro delle migliaia di maestranze, i miliardi di euro sprecati, i costi supplementari dei ripristini e, non da ultimo, l'inesistenza di soluzioni alternative che non si configurino come la rimozione sine die del problema, è più che risibile. Condanna tutti noi alla perdita di ogni fiducia sul valore della parola data e sulla prospettiva ragionevole di un futuro migliore".