cronaca

È stato in città per nove anni: altre indagini
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Il sostituto procuratore Federico Manotti ha aperto una nuova inchiesta per cercare di individuare gli altri sette lupi solitari che chattavano con Nabil Benhamir, il marocchino arrestato a Genova per terrorismo. Gli accertamenti della Digos proseguono anche per scoprire le persone che in Italia e all'estero hanno avuto contatti con l'uomo.

Secondo quanto emerge dalle carte dell'inchiesta, Benhamir mentre era a Genova avrebbe iniziato a frequentare altri musulmani. Lo racconta la compagna agli investigatori sottolineando come da quel momento l'uomo cambia atteggiamento: diventa chiuso, studia il Corano, ha scatti di ira. Elementi che potrebbero forse essere chiariti durante l'interrogatorio di garanzia che si terrà giovedì nel carcere di Marassi.

Benhamir, hanno scoperto gli inquirenti, era stato quasi stabilmente a Genova dal 2006 fino al 2015, con alcuni allontanamenti, anni durante i quali aveva collezionato una sfilza di denunce e condanne per furto, spaccio, false generalità ma anche stalking e violenza privata. L'uomo era stato anche nel carcere di Caltanissetta nel 2008 e in quello di Cagliari.

Nei prossimi giorni il marocchino verrà trasferito dal carcere genovese a uno di massima sicurezza, dove vengono detenuti i presunti terroristi. Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso che Benhamir contatta un'altra "sorella" per aiutarlo a trovare foto, indirizzo e contatti di un uomo ritenuto una "spia".

Chi è la spia e cosa doveva fargli Benhamir? Gli investigatori, dopo il suo arresto ad agosto a Genova per lesioni alla compagna, avevano scoperto che il marocchino era nella black list dei combattenti di ritorno e che era diretto in Italia. Era stato segnalato come personaggio di spicco dell'Isis.

Nel suo cellulare, anche se cancellate, erano stati trovati il bando di arruolamento a Daesh, ma anche le istruzioni per costruire ordigni con vecchi modelli di cellulare e per fare attentati con auto o tir rubati. Per gli inquirenti stava aspettando "istruzioni" per colpire visto che lui stesso parlava di avere ricevuto la "chiamata del Chiamante".

L'abitazione in cui ha vissuto il terrorista si trova in via del Pescatori, al civico 4. La porta d'ingresso è murata, la casa risulta sfitta. Benhamir ha convissuto con la compagna per due anni, fino al giugno scorso, quando è stato arrestato per averla picchiata.