La sindrome dell’occhio secco, o meglio la disfunzione lacrimale è uno dei disturbi più frequenti in campo oftalmologico, secondo dati recenti interessa il 14-20 % della popolazione al di sopra dei 50 anni. Essa è caratterizzata dalla incapacità da parte delle lacrime di distribuirsi e mantenersi in un film uniforme, e stabile al davanti della superficie oculare esposta all’aria. Questo può essere il risultato di una scarsa produzione di fluido da parte delle ghiandole lacrimali, da una eccessiva evaporazione dell’acqua dalla superficie oculare o da una cattiva distribuzione del fluido sulla superficie.
La condizione si associa ad una serie di sintomi persistenti, nel tempo ingravescenti quali: bruciore, senso di corpo estraneo, fotofobia (fastidio alla luce), desiderio di tenere gli occhi chiusi, visione instabile e fatica visiva. Questi peggiorano in condizioni di vento, condizionamento o cattiva qualità dell’aria, esposizione ad ambienti polverosi, impegno visivo, lavoro al computer, visione di uno spettacolo, lettura prolungata etc. A seconda dei tipi di secchezza, i sintomi possono comparire già al mattino al risveglio o tendono a peggiorare nel corso della giornata. Soggetti particolarmente a rischio della malattia sono le donne in peri-post menopausa, i soggetti con disturbi dermatologici o malattie reumatiche, i pazienti che assumono farmaci capaci di alterare le secrezioni ghiandolari e i portatori di lenti a contatto. Una forma frequente, ma spesso solo temporanea, della malattia può comparire dopo infiammazioni o chirurgia oculare.
L’impatto della malattia sulla qualità della vita nei casi medio-gravi è particolarmente significativo, con sintomatologie di livello variabile che si mantengono tutto il giorno tutti i giorni, rendendo faticoso o impedendo di svolgere in modo naturale le attività ormai comuni della routine giornaliera, quali lavorare al computer, seguire uno spettacolo televisivo o guidare l’auto di notte, fino a rendere impossibile la vita di relazione per il costante fastidio o dolore a mantenere gli occhi aperti. A causa della prevalenza elevata il costo economico della malattia per il paziente e per la società risulta rilevante in termini di costi diretti dei medicinali e dell’assistenza ed indiretti per le ore di lavoro perse sia come assenteismo che come “presenteismo” (presenza ma scarsa capacità di concentrazione sul lavoro).
Dal punto di vista clinico la malattia è caratterizzata da una instabilità del film lacrimale, da una infiammazione della superficie oculare, e da malfunzionamento degli epiteli della stessa che perdono le loro proprietà o addirittura possono danneggiarsi provocando fenomeni ulcerativi ricorrenti con rischio di alterazioni visive permanenti. Spesso a questi si associano alterazioni del bordo palpebrale e del funzionamento dei nervi. Il paziente entra così in un circolo vizioso: instabilità lacrimale - infiammazione - danno ai tessuti che tende ad auto-mantenersi ed evolvere se non corretto od arrestato in un processo ingravescente.
L’occhio secco è un disturbo sottovalutato, poco diagnosticato, troppo spesso curato con improvvisazioni fai da te. È importante invece che la diagnosi di occhio secco sia fatta in modo appropriato e non sia tardiva per due ragioni: la prima è il carattere infiammatorio del disturbo, e quindi il rischio, se non viene trattato adeguatamente e presto, che diventi cronico e di difficile soluzione. La seconda è che dietro i sintomi di un occhio secco può annidarsi la sindrome di Sjogren, malattia autoimmune che provoca disfunzioni delle ghiandole lacrimali e salivari, con il rischio di coinvolgimento di organi vitali come cute, reni e polmoni.
La terapia può essere semplice o anche molto complessa, andando dalle così dette lacrime artificiali a terapie anti infiammatorie a base di immunomodulatori sia locali che sistemici, ma in ogni caso non potrà essere breve.
* Professore Associato di Oftalmologia, presidente del Registro Italiano dei pazienti con Disfunzione Lacrimale ISPRE Oftalmica Genova
salute e medicina
Si chiama “occhio secco” e colpisce anche il 20% della popolazione over 50
Disturbo sottovalutato, poco diagnosticato, troppo spesso curato con improvvisazioni fai da te
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