Lui nel 1992 era in Spagna. L'Expo l'ha visto, sì, ma quello di Siviglia. "All'epoca era tutto il Paese che voleva farsi vedere, mentre l'Italia era già conosciuta. Per questo a Genova in proporzione il risultato è stato migliore". Oggi Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment, è al vertice di quell'attrazione, l'Acquario, che è diventata il segno più tangibile della nuova era aperta con le Colombiadi e con l'esposizione specializzata. E che, in suo nome, ha recuperato almeno in parte lo spirito innovativo del grande navigatore. "In quegli anni - ricorda - c'è stato un cambio di mentalità, è tornata la voglia di conoscere il nuovo che ci circonda. Noi siamo sempre stati cittadini del mondo, Colombo in primis. Ai genovesi piaceva questo spirito, forse ultimamente ci siamo rintanati in noi stessi. Poi stiamo dimostrando che non è vero che siamo chiusi. I turisti qui vengono volentieri, sappiamo anche essere accoglienti".
Insomma, maniman e mugugno rappresentano la Genova d'oggi, non quella di ieri e forse nemmeno quella di domani. La gente ha imparato a voler bene anche all'Acquario, che non è più "l'unica cosa da vedere qui", detto magari con disprezzo. "È vero - ammette Costa - per anni ha fagocitato tutta l'attenzione, da dieci anni per fortuna non è più così. Oggi siamo parte di un network che comprende Palazzo Ducale, il centro storico, i Rolli. Siamo parte di un tutto".
La speranza, ora, è che l'intero Porto Antico possa vivere a 360 gradi. "Tante attività estive vorremmo poterle allungare nel resto dell'anno - spiega Beppe Costa - ci sono altri 12 mesi. Idee per migliorarlo? Di certo serve più manutenzione. È un aspetto importante".
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