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Ecco com'è ridotta la casa di Genoa e Sampdoria
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C'è chi lo chiama “il Tempio”, soprattutto la sponda rossoblù del Bisagno. Ma anche la parte blucerchiata ha sede qui, nell'unico impianto sportivo della città in grado di ospitare una partita di serie A. Più che un tempio, però, lo stadio Ferarris sembra una vecchia chiesa sconsacrata, bombardata. O forse solo incompiuta, visto che l'attuale struttura non ha manco vent'anni.

Qualche giorno fa, con un po' di coraggio, lo abbiamo definito 'cesso'. La provocazione è arrivata a un tifoso che per noi è andato in avanscoperta dove le telecamere sono vietate. Eccoli, i cessi del cesso. A parte la sporcizia generale, spiccano cavi e tubi in bella mostra. Intonaco scrostato, buchi nelle pareti, pannelli fatiscenti. Una specie di galera per tifosi genovesi e ospiti, trattati con proverbiale accoglienza ligure.

Ma ci sarebbe tanto altro da dire. A partire dalle condizioni del manto erboso: dopo periodiche rizollature e rifacimenti è ormai lo zimbello di tutti i cronisti nazionali, che alle prime gocce di pioggia sogghignano pensando al rinvio della partita. Servizi? Meglio non parlarne: di bar è piena Marassi ma allo stadio bisogna tenersi fame e sete. Perfino guardare la partita è un azzardo, con seggiolini rotti in gran quantità.

“E allora perché non fare uno stadio nuovo?”, si chiede qualche tifoso. Ma questa è un'altra storia. Oggi il Ferraris è la casa del calcio genovese, di due club che fanno invidia alle big per numero e calore del pubblico. E vederlo così fa male. Cambiano le gestioni e le formule, ma l'impianto è sempre più decadente. Domenica il Genoa ha esordito in campionato contro il Sassuolo. Nella piccola Reggio Emilia il Mapei Stadium, in confronto, appare come un piccolo gioiello. Mentre la Superba, patria del calcio in Italia, guarda il suo Tempio cadere a pezzi.