cronaca

Tante proposte sulla nostra pagina Facebook
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 Un parco cittadino per mountain bike, un'arena dello spettacolo, un area giochi per bambini e ragazzi. Sono alcune delle idee che i genovesi hanno condiviso sulla nostra pagina Facebook per riqulificare i Giardini di Plastica (ufficialmente Giardini Baltimora), diventati simbolo del degrado e dell'abbandono nel pieno centro di Genova.

 
 
In attesa del concorso pubblico di idee che il Comune lancerà nei prossimi mesi, sui social compare già qualche spunto interessante. Gianfranco Cavalieri propone un'arena dello spettacolo, un posto per gli amanti della musica e del teatro con piadinerie, pizzerie e paninoteche negli attuali uffici sfitti. Concerti sì, ma a pagamento per finanziare la pulizia e coprifuoco a mezzanotte e mezza, con tanto di cancelli. Sonia Ivaldi vorrebbe un'area verde dove praticare attività sportive, vivibile per bimbi e ragazzi ed eventi compatibili con la vita degli abitanti.

Altri, come Silvia Campora, propongono di usare l'area durante il Festival della Scienza e varie manifestazioni, mentre Corrado Raggi sogna uno spazio a vocazione gastronomica con chioschetti di qualità, i mercatini di cibo biologico e magari un capannone per artisti nel prato centrale. Giovanni Poggio ci vedrebbe bene un campus universitario, Silvia Innella invece una cittadina della terza età con laboratori per gli anziani. Comunque sia, ricordano un po' tutti, l'importante è portarci gente.

Una delle idee più gettonate, però, è quella che non ti aspetti. E cioè ricostruire il borgo di via Madre di Dio, demolito negli anni Settanta per fare spazio ai palazzoni del Centro dei Liguri. E, appunto, ai Giardini Baltimora. Uno scempio mai dimenticato dai genovesi, soprattutto quelli che all'epoca erano presenti. Progettare case simili a quelle originali, un'operazione urbanistica sul modello di Varsavia, e prolungare la movida un po' chic che oggi sopravvive in via Ravecca, a due passi da Porta Soprana. Un sogno proibito, ma anche un segno d'amore verso il centro storico da valorizzare. Anche dove oggi, al suo posto, c'è un altro paradossale vuoto urbano da riempire.