politica

Il commento
1 minuto e 44 secondi di lettura
Avrebbero mai immaginato Marco Bucci manager mezzo genovese e mezzo americano e Gianni Crivello assessore valpolceverasco di incontrarsi nella loro vita? Invece così è stato. Il fato per questi due personaggi ha deciso che avrebbero passato insieme tutti i giorni e le sere in due mesi della loro esistenza.

Due mesi intensi e faticosi che li hanno provati fisicamente, girando per Genova da Fiorino a Pianderlino, da Certosa a Priaruggia, sottoponendoli a domande, richieste, sollecitazioni multiple. Due mesi di colazioni, pranzi, merende, aperitivi, cene, dopocena, movide, a raccontare i loro programmi solo all’ultimo con qualche fiammata veramente umana. Come ieri dopo l’ultimo faccia a faccia a Primocanale, quando la sigla è terminata e nel fuorionda sono voltai i soliti: “Vergogna!” e “Tira giù quel dito!”. Roba da educande, da ragazze delle Marcelline in gita scolastica se paragonate alle frasi che allietano i confronti sulle tv nazionali tra i grandi leaders.

Secondo un calcolo di Bucci (ma credo che sia abbastanza realistico) hanno fatto quasi novanta confronti, cioè per 90 volte si sono visti e reciprocamente hanno ascoltato tutto e di tutto. Non ricordo una campagna elettorale da quelle del 1976, con così tanti confronti, parcellizzati per categorie, strade, condomini, fabbriche, giardinetti, club, locande, marciapiedi. Con il rischio di confondersi in un marasma di proposte, denunce, sogni, mirabilandia e recriminazioni.

Ora i due tornano alle loro famiglie fino a domenica alle 23 quando i primi numeri arriveranno nelle redazioni e Primocanale come sempre li racconterà ai liguri. Un racconto su Genova che, per contro, ha visto stranamente una modesta attenzione da parte dell’informazione nazionale, mentre ieri un grande inviato di Le Monde cercava di capire il sugo di questa città che domenica si giocherà in un senso o nell’altro i prossimi cinque anni della sua vita. “En marche” direbbe l’eroe Macron.

Quasi novanta confronti e poi a casa ad aspettare che i genovesi facciano il loro dovere, ma soprattutto sappiano ancora ar valere il loro diritto di scegliere.