cronaca

Martedì due incontri, intanto scoppia il caso Wind-Tre
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Giornata cruciale a Roma per il lavoro genovese. Mentre al ministero dello sviluppo economico si parlerà del futuro di Ilva, a quello del lavoro si incontreranno sindacati e vertici aziendali di Ericsson. In questi giorni infatti sono in via di chiusura i termini previsti dalla procedura per trovare una soluzione ai dichiarati 61 esuberi nella sola sede genovese.

"Siamo alla quattordicesima procedura di licenziamento collettivo in 10 anni - protestano insieme Cgil, Cisl e Uil - E’ una lenta emorragia di posti di lavoro e professionalità che pare inarrestabile. Nonostante le rassicurazioni della politica e delle istituzioni, sono solo lavoratrici e lavoratori a pagare le conseguenze di scelte imprenditoriali e politiche poco lungimiranti e di scarsamente responsabili".

Per quanto riguarda Ilva, si attende di conoscere il piano industriale di Arcelor Mittal-Marcegaglia, la cordata finita in testa per l'acquisizione degli asset in amministrazione straordinaria. Ma l'incontro lampo di lunedì sera tra il ministro Calenda, Jindal e Morselli di Cdp, rappresentanti di Acciaitalia, potrebbe scombinare le carte. Pare infatti che la cordata concorrente abbia rilanciato per ulteriori 600 millioni di euro promettendo di mantenere inalterati i livelli occupazionali.

Dai sindacati è atteso un parere non vincolante. Il timore è che il passaggio di proprietà porti con sé altri esuberi (si parla di cifre sui 3.500-4.000 a livello nazionale) e investimenti non allettanti su Genova. E se alcune fonti parlano di una dotazione di 50 milioni per Cornigliano, il segretario ligure della Fiom, Bruno Manganaro, spiega che "solo per la nuova linea di stagnazione servirebbero 120 milioni, quindi sarebbero insufficienti. Noi non siamo d'accordo, difenderemo l'accordo di programma con la lotta".

Insieme alla vertenza Ericsson, nel settore delle telecomunicazioni se ne è aperta un’altra, quella di Wind Tre che ha recentemente comunicato l’intenzione di cedere il call center. A Genova la decisione coinvolge 200 lavoratori. Si tratta di quella che tecnicamente si definisce “cessione di ramo d’azienda”: per il momento non si sa chi subentra, se manterrà tutta l’occupazione e se manterrà la sede a Genova. I dipendenti della sede genovese si sono organizzati per un presidio di protesta davanti al negozio di Piazza De Ferrari. 'No esternalizzazioni', 'Io non cambio, resto a Wind', 'Vendesi 900 famiglie' e 'A voi la All in, a noi un belin' sono gli striscioni di protesta esposti.

All'unanimità il Consiglio regionale della Liguria ha approvato un ordine del giorno che chiede l'intervento del Mise per evitare l'esternalizzazione del servizio clienti. Una delegazione di manifestanti ha incontrato la conferenza dei capigruppo e la Giunta. Il documento impegna il presidente Giovanni Toti e la sua Giunta ad "attivarsi nei confronti del Mise affinché non si verifichi un'ulteriore pesante perdita occupazionale che colpirebbe nuovamente la città di Genova".