cronaca

Intanto lo zio accusa: "Soccorsi tardivi". La Croce Verde: "Siamo pochi"
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Si svolgeranno giovedì pomeriggio i funerali di Giuseppe, il bambino di 6 anni morto dopo essere stato lanciato dalla finestra dal padre per sfuggire all' incendio che stava divampando nella loro abitazione di Casella, nell'entroterra di Genova. Alla cerimonia non potranno partecipare i genitori del piccolo, il papà Alessio Fraietta, 47 anni, e la mamma Enza Sansone, 41 anni, ancora ricoverati in ospedale per le conseguenze delle cadute da circa cinque metri di altezza.

"Sicuramente né Enza né il marito Alessio, ancora in rianimazione, potranno prendere parte al funerale di nostro nipote", spiega Antonino Sansone, 39 anni, zio del piccolo, uno dei due fratelli di Enza giunto da Piacenza e al suo capezzale dal primo giorno della tragedia. "Mia sorella ha ustioni, la frattura ad un piede e una brutta ferita alla schiena e per non rischiare la paralisi dovrà rimanere immobile per giorni", racconta. La donna avrebbe dovuto essere sottoposta ad un intervento ad un tallone rinviato perché è stata colta da una crisi nervosa per il dolore per la scomparsa del figlio.

I funerali di Giuseppe, che avrebbe compiuto 7 anni ad ottobre, si svolgeranno nella parrocchia di Casella. Il feretro del piccolo sarà tumulato nel cimitero del paese della Valle Scrivia. "Mia sorella rimarrà a vivere a Casella - spiega ancora Francesco - anche perché il sindaco, che ci è stato sempre vicino come il resto del paese, ci ha fatto sapere che è stata messa a sua disposizione una casa ammobiliata".

Intanto prendono corpo le accuse di ritardi nei soccorsi. I primi a ventilare i ritardi della macchina dei soccorritori allertati per salvare la vita alla coppia con figlio imprigionata nella casa in fiamme di Casella e costretta a lanciare poi il bambino nel vuoto sono stati gli abitanti accorsi sotto le finestre dell'appartamento in fiamme. A denunciare il ritardo con cui pompieri e ambulanze del 118 sono giunti è lo zio del bimbo morto, Antonino Sansone.

"I vigili del fuoco e i medici hanno impiegato troppo visto che il distaccamento dei pompieri di Busalla è a soli 8 chilometri. Ci risulta che i pompieri e i militi delle pubbliche assistenza sono giunti non prima di venti minuti, troppi. Forse nostro nipote si poteva salvare". Tesi sottolineate anche da Annamaria Podestà, consigliere comunale di opposizione di Casella, che però sposta le critiche: "E' da tempo che denuncio il controsenso di avere a Casella una meravigliosa sede della Croce Verde, che fra l'altro si vuole ingrandire ancora di più, ma senza garantire servizi di soccorso notturni".

Il sindaco del paese, Francesco Collossetti, su questa polemica preferisce non entrare, e delega la risposta a Luciano Mereta, presidente della Croce Verde Casellese, un'associazione che esiste dal 1909 e situata solo a 300 metri dalla via della tragedia. "Purtroppo non abbiamo volontari e risorse economiche per garantire un servizio notturno così siamo in grado di coprire il nostro territorio solo nelle ore diurne. Non so se quel bambino si poteva salvare, ma spero che questa grande tragedia possa smuovere le coscienze e convincere qualche abitante in più a darci una mano. Servono più volontari. Oggi sulla carta contiamo su tanti militi, ma poi a svolgere i servizi sono una decina, pochi tenuto conto che i nostri servizi tengono impegnate le auto sempre per almeno un paio d'ore visto e l'ospedale più vicino è a Genova Sampierdarena, a 70 km di distanza".