cronaca

L'ultimo capitolo di una (quasi) segreta battaglia genovese
6 minuti e 50 secondi di lettura
Un luogo più nobile non c'è: la sede dello storico Yacht Club Italiano, quella palazzina color ocra sotto la Sopraelevata, in mezzo ai cantieri delle Riparazioni Navali, sotto le grandi ville e palazzi di Carignano e, soprattutto, affacciata sul porticciolo Duca degli Abruzzi, lo specchio di acqua costellato di barche, appunto yachts, in una selva elegante di imbarcazioni, in una foresta di vele pronte a spiccare il volo dalla bocca del grande porto nei giorni di regata.

Yacht Club Italiano, cioè il massimo della nobiltà della vela genovese, italiana ed anche internazionale, in quel luogo dal parquet di legno, gli addobbi, i sofà di cuoio, quel terrazzo sul molo, l'eleganza sobria e riservata, i modellini delle barche appese ai muri, quell'odore inconfondibile di “barca”, che sale dagli spogliatoi e il silenzioso armeggiare intorno alle vele , alle cime, che intravvedi dalle vetrate.

 Yacht Club italiano è il circolo meglio frequentato e più autorevole che ci sia e dove entrare è ancora un passaggio ultra selezionato, dove ci sono soci “pregiati” come John Elkann e dove la famiglia Agnelli è sempre stata rappresentata al massimo, a partire dall'Avvocato. Primo Yacht Club a essere fondato in Italia e nel Mediterraneo, nato come Regio Club nel 1886, da una figura leggendaria, a partire dal nome, Jack La Bolina, oggi questo circolo un po' snob, un po' riservato, un po' sempre sotto traccia, è scosso da una doppia rivoluzione.

Dopo essere stato al centro di una lunga polemica sul destino del suo pregiato porticciolo
, battezzato “Duca degli Abruzzi”, che il disegno del Blue Print di Renzo Piano doveva cancellare, “tombandolo” a favore di un allargamenti della zona industriale, ne è uscito con il cambio del progetto. Nessun tombamento più e, quindi, salvezza per gli storici approdi e ruolo ancora centrale nella città per la sua attività, nel giro della cosiddetta Blue Economie.

Ma soprattutto in questa settimana potrebbe finire il lungo regno di Carlo Croce, il presidente settantenne dello YCI, da molti anni e mandati al timone, figlio del “mitico” Beppe Croce, leader del circolo dal 1958 al 1987. Croce nel mondo vuol dire vela, sia e soprattutto per il ruolo di Beppe, grande assicuratore, dalle irripetibili relazioni mondiali (amico di Gianni Agnelli, vicino pure a John Kennedy), ai vertici della vela mondiale e di quella italiana, organizzatore di Olimpiadi e Coppe America, ma anche per quello di suo figlio Carlo, fino a ieri anche lui presidente della vela mondiale e di quella italiana.

Perduti questi due troni Croce II potrebbe perdere anche la posizione di vertice al Duca degli Abruzzi. Infatti le ultime attesissime e combattutissime elezioni interne, mai così contese come oggi, hanno dato un responso che solo apparentemente indica Croce in testa, grazie ai 248 voti raccolti tra gli oltre milleduecento soci. La distanza tra il presidente stra-uscente e i suoi concorrenti è, infatti, ridotta e soprattutto nella nuova direzione uscita dalle urne i favorevoli a uno “storico” cambio di vertice sarebbero in maggioranza.

A pochi voti di distanza da Croce c'è Matteo Berlingieri con 234 voti, già vicepresidente, figlio di Francesco, forse il più importante avvocato di diritto marittimo che ci sia ancora in Italia. E poco più sotto in questo nobile elenco c'è a 215 voti Nicolò Reggio , un ingegnere navale meccanico, ultimo discendente di una nobile famiglia genovese, che ha dato molto alla città e alla vela, portando anche all'Italia la prima medaglia d'oro olimpica nel 1936. Reggio è considerato il candidato più accreditato per prendere il posto di Croce e, quindi, porre fine al suo lungo regno: ha un curriculum ricchissimo di incarichi e un largo seguito tra i 15 eletti nella ultima contesa.

Gli eletti sono stati oltre Croce, Berlingieri e Reggio, De Mari con 218 voti, Cairo con 212, Caffarena con 203, Monaco D'Araniello con 184, Dufour con 174, Isenburg con 169, Pastorini Varini con 169, Simoneschi con 161, Bianchi con 152, Giovanna Risso Bianchi con 152, Bassino con 149 e Girola con 115. La battaglia, se così si può chiamare, trattandosi di uno dei circoli più riservati e con in voga il maggior understatement genovese, è stata molto intensa.

Gli oppositori a Croce gli hanno contestato soprattutto una linea troppo silenziosa e chiusa nella delicatissima vertenza con la città nella questione del Blue Print, appunto quel progetto disegnato da Renzo Piano e adottato dalla città con il sindaco Marco Doria in testa, per collegare, attraverso canali d'acqua e una vera rivoluzione sulle banchine, il Porto Antico alla zona della Fiera. Passando “sopra” la sede e il porticciolo dello Yacth Club.

Inizialmente cancellato dal progetto il porticciolo storico, lo YCI si è trovato in mezzo a una vera tempesta di sopravvivenza della sua sede navale, non certo per la prima volta nella sua lunga e intensa storia. Ogni qual volta il settore importantissimo delle Riparazioni Navali è stato toccato da nuovi progetti lo Yacht Club ha traballato, temendo la cancellazione dalla sua area e il suo trasferimento altrove nel complesso water front genovese. In questa ultima circostanza il verdetto negativo sulla sopravvivenza era stato più netto per la concomitante liquidazione della società della Fiera di Genova. E in quella battaglia Croce aveva assunto un atteggiamento passivo, di non dialogo con la città, di rifiuto ad ogni incontro.

A prescindere dall'esito finale, che oggi sembra capovolgersi, ma non certo per il ruolo del Circolo, è stato come se lo storico Yacht Club si fosse chiamato fuori, in un angolo, rinunciando a un suo ruolo propositivo, offrendo una immagine negativa di se stesso e dei suoi soci, che sono prevalentemente una personificazione della classe dirigente genovese e ligure: basti pensare a figure come Giovanni Novi, ex presidente dell'Autorità portuale, Adriano Calvini e suo figlio Giovanni, presidenti di Camera di Commercio e Confindustria Genova, Davide Viziano, leader tra i costruttori genovesi, Gregorio Gavarone, dei Rimorchiatori Riuniti e andando avanti per un vero jet set , soprattutto nel campo delle libere professioni e delle arti marittime e navali.

Alcune di queste figure avevano clamorosamente rotto con i vertici del proprio Circolo, criticando l'atteggiamento sfuggente della  presidenza. In questo modo la nuova elezione dei vertici, per quanto sotterrata sotto quell'understatement genovese, è diventata una fiera contesa, anche inedita per lo stile del Circolo. L'effetto moltiplicatore alle tensioni lo aveva poi dato la concomitanza della doppia caduta di Carlo Croce, che in pochi mesi era uscito di scena nello scenario internazionale e in quello italiano. Ci sarebbe stata una terza sconfitta per questo signore, dallo stile inappuntabile, dalla storia famigliare così forte a Genova, ma anche dal modo di gestire il Club ultimamente così “chiuso”?

Siamo arrivati all'ultimo capitolo di una quasi segreta battaglia genovese. La nuova Direzione generale affronterà ora il nodo del nuovo organigramma, che prevede la scelta del presidente e dei suoi vice. Croce, anche se in testa nei voti, rischia veramente per la prima volta di restare fuori dal vertice e i suoi contendenti potrebbero imporre un nome diverso, che tutte le indiscrezioni indicano come quello di Nicolò Reggio.

La parola d'ordine del “pretendente” sembra essere: uscita dall'immobilismo così caro ai genovesi in generale e quindi anche a una sua espressione di vertice come lo storico Yacht Club Italiano. “Ma - sostengono i partigiani di Nicolò Reggio - lo  Yacht Club Italiano ha competenze interne ed internazionali utili e propositive, che potrebbero essere a disposizione della città, nella relazione con il mare da cui storicamente dipende. Quindi un occhio alla Blue economy - ben oltre al Blue Print - è un obiettivo primario per lo Yacht Club Italiano.”

Insomma quei signori eleganti e un po' snob che siedono tra il cuoio  e i velluti del Duca degli Abruzzi si vedono oggi anche come una qualsiasi attività d'impresa, che deve disporre di un piano operativo di condivisione e trasparenza, capace di coinvolgere i soci e la città in una visione strategica a lungo termine per lo sviluppo di attività commerciali, turistiche e sportive e di avviamento agli sport del mare  di beneficio comune.