“Il candidato sindaco? Lo scegliamo in base alle vere novità e professionalità al servizio della città, che condividano il nostro disegno politico e sociale. Ci vuole qualcuno che abbia coraggio, perché questa città è ferma da anni. Può essere un uomo o una donna, non fa differenza”. Nomi e cognomi non ne vuol fare, il presidente Toti, anche perché sarà questione di pochi giorni e le riserve verranno sciolte. Quello che il governatore traccia, invece, è un vero e proprio programma, un’agenda per la futura pedina del centrodestra in corsa verso Palazzo Tursi. E l’occasione è un incontro coi Lions Club genovesi a bordo de ‘La Superba’, caposaldo della flotta Gnv ormeggiato nella città che ne ispira il nome.
Nella platea di imprenditori, professionisti e politici c’è tanta gente pronta a sostenere il progetto politico di Toti. Anche scendendo in campo. Qualcuno è sicuro che si farà il ‘listone’, magari civico e senza simboli di partito come a Savona, altri propendono per l’equilibrio delle forze in gioco e vedono una corsa plurale con uno spazio autonomo garantito alla Lega Nord. I papabili sono ormai noti. Ilaria Cavo, attuale assessore della giunta regionale. Marco Bucci, amministratore unico di Liguria Digitale. Claudio Gemme, industriale con trascorsi in Ansaldo e Fincantieri. Giancarlo Vinacci, il manager milanese graditissimo a Berlusconi e relativo entourage. “Che però è un rotariano”, scherzano i Lions, ricordando al governatore che suo padre militava nel club di Massa Carrara. Salvo sorprese e ripensamenti, si saprà tutto entro la settimana. Ma l’impressione è che Toti e i suoi alleati abbiano già deciso.
Comunque sia, le linee programmatiche le ha dettate il presidente. E sono indicazioni precise: per il porto, l’aeroporto, le infrastrutture, ma anche il lavoro sulla falsariga di quanto ha fatto la Regione. “Abbiamo scelto di puntare sull’economia del mare e di investire in formazione. Non vuol dire solo turismo, ma anche tecnologia, sviluppo di applicazioni. C’è molto da costruire", assicura, e poi si chiede: "Per quanto tempo Genova resterà nella notte? Urge trovare un modello di sviluppo. Noi ci crediamo fino in fondo”. Toti parte dal fronte mare: “Venendo qui ho visto il silos dell’Hennebique che cade a pezzi. Mi dicono che riqualificarlo costi tantissimi soldi. Ma quanto costa per una città che vuole competere con Barcellona e Valencia avere un edificio fatiscente sul porto turistico? 50 o 100 milioni? No, è un danno incommensurabilmente più grande”. Idee chiare sulla Sopraelevata: “Abbatterla? Sono contrario. È una lunga passerella su Genova, è bellissima”. E poi “c’è da sbizzarrirsi coi temi, il prossimo sindaco non si annoierà”.
Il punto caldo è ovviamente il porto. A breve Toti incontrerà in Regione i presidenti delle due neonate autorità di sistema, Signorini e Roncallo, per discutere dei futuri piani regolatori. Per Genova il centrodestra ha già in mente il waterfront: “Bisogna riconsegnare alla città tutto il porto antico, dalla Fiera alla Stazione Marittima e anche un po’ oltre, per ridare ai genovesi il porto turistico e commerciale, senza barriere”. E ancora, spaziando verso Ponente: “Dalla Calata Bettolo in là il porto container, con banchine in linea come in tutti i porti moderni. A Savona rinfuse e crociere. A Vado potrebbe nascere un polo chimico e petrolchimico, in un’area di crisi importante. Questo per me è la gestione integrata dei porti”. Come finanziare gli interventi strutturali più pressanti, come lo spostamento della diga foranea? “Ne ho parlato con Delrio – spiega Toti – e gli ho proposto un patto per i porti liguri. La Regione ha ancora in dotazione almeno 130 milioni di fondi europei, si potrebbero usare quelli”.
Toti torna a parlare della Gronda di Ponente: “Il dibattito adesso deve finire, si deve fare e basta. La Regione ha già stanziato i soldi necessari ad aprire il cantiere. Pochi giorni fa ero da Castellucci – ad di Autostrade per l’Italia – a chiedere le condizioni”. Partita complicata, infatti, perché l’Unione Europea, attraverso la commissaria Vestager, ha detto chiaro che la proroga della concessione non potrà durare più di quattro anni, e questo potrebbe indurre la società ad abbandonare il progetto. Sul Terzo Valico, invece, Toti frena il Governo sull’ipotesi di commissariare il Cociv: “Mi auguro che non ci siano commissariamenti su quell’opera, sono andato almeno sette volte da Gentile per chiedergli di evitarlo. Lo voglio in partenza nel 2023”. E poi l’aeroporto, sì da privatizzare ma in presenza di garanzie: “Qualcosa è già cambiato, di certo non basta. In futuro serve un soggetto che abbia a cuore il rilancio dello scalo”. Il ‘Colombo’ sarà mai un deposito di container? “Lo escludo categoricamente. Non accadrà mai, nemmeno con un altro governatore”.
Così, mentre si attende il verdetto sul candidato, si gioca d’anticipo sul centrosinistra. Non solo sul nome, appunto, che arriverà intorno al 9 marzo come promesso a Salvini in visita a Genova. Ma anche e soprattutto sul programma, per accaparrarsi le simpatie della Genova che investe e che nutre una cauta fiducia nel nuovo corso della Regione. Consapevole, però, di un fatto oggettivo: mai come ora si può battere il centrosinistra, pur con l’incognita Cinque Stelle alle porte. Se si perde questo treno, chissà. Intanto, con amministrative incombenti e politiche all’orizzonte, Toti continua a spegnere le sirene romane: “Dove mi troverete nel 2019? In piazza De Ferrari. E se riusciamo a fare la metà delle cose che ci siamo prefissati, ci vediamo lì anche nel 2020 e 2021”.
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