Ascoltando nei quartieri la voce dei genovesi, girando con lo studio mobile di Primocanale.it per la trasmissione Live on The Road e la rubrica "Il programma del sindaco lo facciamo noi", raccogliamo gli umori, gli stati d'animo, cerchiamo di capire quali problemi vengono percepiti. Ed è innegabile che c'è un tema su tutti: quello della sicurezza, quasi sempre collegato alla presenza dei migranti.
È un problema che percepiscono gli anziani pensionati, i commercianti dei piccoli negozi, ma anche studenti, lavoratori, liberi professionisti. E' una sensazione diffusa e non riguarda solo Genova. Ma al di là della reale insicurezza generata da queste presenze un dato è certo: la maggior parte dei genovesi quando pensano al principale problema del loro quartiere puntano su questo aspetto.
E' una percezione alimentata dalle campagne politiche o c'è una effettiva insicurezza in aumento legata a reati commessi dagli immigrati? Probabilmente entrambe le cose. Ma il punto è un altro. Ed è emerso proprio a Genova con il naufragio della proposta dell'associazione dei Comuni di coinvolgere i sindaci per superare i diktat della Prefettura: il nobile tentativo di Anci si è scontrato con la realtà, non solo per una questione politica di destra e sinistra.
Certo i sindaci si sono spaccati tra loro in base alla appartenenza ai diversi schieramenti. Ma il vero problema irrisolto è che, quando le politiche internazionali non funzionano, quando il governo non riesce a gestire un fenomeno, quando la Regione non ha competenze, tutto cade su questi "poveri" amministratori che magari finiscono anche per scannarsi tra loro, non avendo la possibilità di gestire un problema che non dipenderebbe da loro e che è più grande di loro.
Assumersi la responsabilità di essere coloro che aprono la porta ai profughi è davvero rischioso, anche politicamente: intanto perché non si sa mai quando quella porta verrà chiusa, poi perché non si sa mai chi entra ed esce da quella porta, e soprattutto perchè "in cambio" ai sindaci non viene mai dato nulla. Gli enti superiori chiedono, magari pretendono, spesso tagliano. E scaricano il problema sull'ultimo anello della catena: il sindaco.
Allora forse basterebbe che da Roma o da Bruxelles arrivassero delle risposte, delle "compensazioni". Ad esempio, ai sindaci che accolgono i profughi nelle loro città potrebbe essere offerta una azione forte di controllo da parte delle forze dell'ordine legata ai clandestini presenti in quel territorio, con conseguenti espulsioni e provvedimenti forti che garantiscano più sicurezza.
In altre parole la generosa proposta di Anci avrebbe probabilmente migliorato la suddivisione delle quote, ma avrebbe ulteriormente sgravato dal problema gli enti veri responsabili, senza neppure una compensazione per i sindaci che ad oggi sono sotto ricatto, con il governo che dice a loro: o vi prendete una responsabilità che non è vostra o decidiamo noi come distribuire i migranti nelle vostre città.
politica
Migranti nelle città, i 'poveri' sindaci sotto ricatto
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