"I 115 locali che mi hanno sequestrato li ho tutti acquistati in modo onesto. Facevo l'agente immobiliare e avevo un po' di soldi in contanti. Compravo, ristrutturavo e rivendevo appartamenti...". Benito Canfarotta, 78 anni, palermitano da tempo trapiantato a Genova non appare scosso per la maxi confisca decisa nei suoi confronti dopo la condanna in cassazione insieme ad alcuni suoi familiari per i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
"Io non ricordo neanche il numero delle case e dei fondi che avevo - ammette Canfarotta - ma in vita mia ho sempre lavorato onestamente. Il giudice invece si è convinto che sfruttassi le prostitute e mi ha condannato. Invece io sapevo realizzare affari, prima a Palermo con appalti nell'edilizia, poi a Genova, quando compravo dei ruderi con quattro soldi, li rimettevo in ordine e li rivendevo al triplo. E con quei soldi mi compravo altre case che affittavo a tutti, non solo a prostitute. Ma erano altri tempi. Pensi a mio padre: mi ha chiamato Benito per prendere i soldi dai fascisti, ma di politica non gliene fregava niente. Dove andrò a dormire dopo la confisca di stamane della mia casa? Da uno dei mie figli, in un appartamento nei vicoli, in via Galera...".
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