politica

Un forzato, anzi forzatissimo, parallelismo di disfatte
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Segnatevi questa data: 19 febbraio 2017, domenica. Segnatevela perchè resterà nella memoria non solo del popolo della Sinistra in senso generale, ma perfino in quella del popolo genoano rossoblù, di quella parte di città che tifa per il vecchio Grifo.

Quella data resterà “la domenica delle disfatte”, nella quale si prepara la ennesima scissione a sinistra, la prima del nuovo millennio e si consacra lo “strappo” dal Pd, il partito praticamente appena nato e nella quale il vecchio Grifo rossoblù perde 5-0 dal Pescara, ultima in classifica, che non vinceva in serie A dal lontano 2012.

Paragone e parallelo improprio, spropositato, innanzitutto perchè non universale, questo tra una cruciale vicenda politica dei nostri partiti e l'altra storia, una banale sconfitta calcistica. Una parte del pubblico potrebbe dire chisennefrega dei guai del Pd e un'altra parte infischiarsene, se non proprio goderne, del patatrac rossoblù. Eppure a ben scavare nelle pieghe della città pronta a commentare, in un incrocio ardito e acrobatico di parallelismi, le due disfatte, si scoprono interessanti assonanze.

Giochiamo un po' con queste assonanze. Forse che Alessandro Terrile, il segretario del Pd genovese, non è un po' come Juric dopo la sconfitta-diaspora? Terrile non lo hanno licenziato, come l'allenatore croato, ma come ti senti se un bel gruppo di tuoi giocatori si rifiuta di giocare e addirittura esce dal campo? E chi è il politico che più assomiglia al capitano del Genoa Burdisso, se non David Ermini, il commissario mandato qua a ricucire la difesa del partito dopo le dèbacle regionali? Cerca di tamponare, ma gli avversari passano da tutte le parti e la difesa fa acqua come un colabrodo. Simone Regazzoni, l'autocandidato che scappa sempre sull'ala e cerca di mettere il pallone al centro, perchè i compagni stiano al gioco e nessuno raccoglie non vi sembra un po' un Darko Lazovic, l'esterno genoano che a Pescara vagava, senza poi arrivare al fine delle sue azioni? 

Siamo troppo cattivi in questo forzato, anzi forzatissimo, parallelismo di disfatte politico-calcistiche? E' solo un gioco per raccontare una domenica stregata. E si può proseguire, magari paragonando una punta spuntata, quale il vecchio Pandev, come uno dei dinosauri Pd, Margini, Mazzarello, Gambolato, mandato in campo a salvare la baracca, a partita oramai più che in corso che tenta, invano, di entrare nel gioco, suggerendo improbabili contattacchi.

Quello che proprio non troviamo nella formazione Pd è uno come il Cholito Simeone che la butta dentro in porta, anche se a Pescara non lo ha fatto. Nel partito “scisso” qui non la butta dentro nessuno, a meno che non siano gol le delibere affossate in consiglio comunale di Marco Doria.

Resta da trovare un Preziosi, il presidente che licenzia e sceglie il nuovo allenatore dopo la disfatta. Renzi? Lui non ha licenziato, ma respingendo le minoranze ha “rirottamato” i già rottamati, come Bersani e D'Alema e fissato il congresso. Preziosi più che “fissare” il nuovo allenatore non ha fatto.

Non si sa come andrà la prossima partita, così come non si sa cosa uscirà dalla Direzione del Pd di martedi mattina. Almeno in questo il parallelismo tra le due disfatte funziona. Eccome.