cronaca

"Il gioco d'azzardo è una nuova droga e lo Stato lucra in modo vergognoso"
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 "Il risultato del referendum è un serio monito per tutto il mondo politico". Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nel discorso pronunciato ieri sera in occasione del Te Deum di ringraziamento per l'anno appena trascorso. "Senza voler entrare nel merito delle questioni referendarie - ha detto il porporato - da molti è stato detto che il risultato è un serio monito per tutto il mondo politico. Sembra contenere un duplice messaggio: innanzitutto la volontà di partecipazione e poi il grande disagio economico e sociale nel quale la gente vive", disagio che "è soprattutto quello dei giovani e del nostro meridione".

"Le nostre parrocchie - ha aggiunto - vedono continuare la fila di coloro che cercano lavoro"
, persone "di qualunque età, ma tutti con il volto segnato da grandi preoccupazioni: gli adulti quelle della famiglia da mantenere, i più giovani quelle di una famiglia da fare". Si tratta, ha precisato, di un "richiamo che i vescovi italiani hanno anticipato pubblicamente molte volte" ma "non è stato considerato". Un "monito", quello dei vescovi, che "non è limitato alla politica, alla quale è innanzitutto indirizzato, ma all'intera compagine sociale, ai molti soggetti del mondo dell'impresa, della finanza, dell' economia, della cooperazione, della Chiesa stessa".

Per Bagnasco il gioco d'azzardo è una "nuova droga", un "cancro", e lo Stato "non solo non contiene il cancro ma lo favorisce, e lucra in modo tanto più vergognoso in quanto le vittime sono in maggioranza le fasce più deboli". Nel discorso pronunciato ieri sera in occasione del Te Deum, Bagnasco ha affermato che "non possiamo tacere una stridente contraddizione pubblica: nonostante dichiarazioni peraltro molto rare e languide, si sviluppa la piaga del gioco d'azzardo" tanto che "la pubblicità è letteralmente invasiva, una vera violenza".

"L'affare azzardo - ha proseguito - rende più di 88 miliardi di euro all'anno: esso è stato studiato per far perdere, produce povertà e malattia. Lo Stato è venuto meno al suo dovere istituzionale di contenere questa nuova droga, che non conosce né età né condizione sociale" ha detto il presidente della Cei.

"Genova è il porto dell'Europa" e la città "deve dimostrare nei fatti che l'Italia non può fare a meno di lei", ha detto ancora Bagnasco durante il Te Deum. Il cardinale ha parlato "dello sbocco veloce oltre le colline" come di "un volano indispensabile perché Genova non sprofondi. Isolarsi è un suicidio", riferendosi al Terzo Valico. "Poter comunicare più velocemente di altri significa avere una carta in più per concorrere nei mercati internazionali e intercontinentali" ed "è necessario affrontare questa sfida".

"I flussi migratori non si fermano poiché le situazioni di violenza, di guerre etero dirette, carestie, persecuzioni dei cristiani e di altre minoranze, schiavitù, terrorismo, commercio umano e le molte forme di oppressione, continuano a dilagare e a spopolare intere zone del pianeta creano esodi di disperati. La risposta - ha detto ancora Bagnasco - non è innalzare muri o scavare trincee, ma un'accoglienza intelligente e vigile, capace di dare una prima cura per poi passare a percorsi di vera integrazione con quanti desiderano restare e diventare popolo con noi, mostrando apprezzamento e rispetto della cultura ospitante, partecipando attivamente alla sicurezza sociale". 

"Tutti dobbiamo contribuire alla sicurezza collettiva" che deriva dalla minaccia del terrorismo internazionale. "Il terrorismo - ha affermato - continua nel suo disegno lucido e folle: con la preghiera siamo vicini alle tante vittime che hanno insanguinato l'Europa, e siamo grati alle nostre Forze dell'Ordine: con la loro professionalità e attenzione rassicurano i cittadini. Siamo consapevoli che tutti dobbiamo contribuire alla sicurezza collettiva, nel rispetto delle competenze istituzionali".